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Alfredo Romeo: territorio, come rilanciare economia e cultura dell’Italia. Subito una conferenza dei Servizi

Di seguito un intervento di Alfredo Romeo, Presidente dell’Osservatorio Risorsa Patrimonio – Italia, sulla tutela del territorio del nostro Paese.

Romeo Gestioni negli ultimi anni si è fortemente dedicata ai temi della gestione, manutenzione e tutela del territorio del nostro Paese, temi questi che sono sempre più al centro di accesi dibattiti ed interventi, in ragione della continua evidenza dei disastri ambientali e urbanistici.

Dal 2015 abbiamo avviato l’Osservatorio Risorsa Patrimonio (ORP), che con il contributo del CNR, di Nomisma, IFMA e Cresme Consulting, ha analizzato minuziosamente il tema della riqualificazione del territorio urbano e non, arrivando alla conclusione – per nulla scontata nella sua sostanziale innovazione concettuale – che un investimento di stampo keynesiano sul territorio, potrebbe rappresentare per il nostro Paese il più prezioso e remunerativo investimento di lungo periodo per la rinascita e il rilancio dell’intera nostra economia, in prima fila con una serie di ricerche e di modelli applicativi, dedicati proprio al riordino, recupero e risanamento dei contesti territoriali e urbanistici a rischio.

Il frutto di questo complesso lavoro, è stato raccolto nel volume “Patrimonio Italia-La Risorsa”, che è stato presentato nel convegno di altissimo valore scientifico: “Gestire le città – La risorsa Territorio per un New deal italiano”.

Sono stati persi, quindi, quattro anni e più per dare avvio a quello che poteva diventare una sorta di Piano Marshall per ridare ossigeno alla nostra economia; un piano che offre una serie di incredibili vantaggi dal punto di vista dell’investimento iniziale e che dà una possibile risposta operativa anche all’appello che Pietro Salini, amministratore delegato di Impregilo, ha lanciato poco tempo fa in un’intervista contro il blocco delle grandi opere pubbliche infrastrutturali.

Con lo studio effettuato, potemmo preventivare in circa quattro miliardi di euro il fatturato “iniziale” di un simile piano. Cifra prima facie enorme, ma se per paradosso (e quindi con tutte le variabili del caso) si stanziassero solo 500mila euro per ciascuno dei 7914 Comuni della penisola, quella sarebbe la cifra finale fatturata. Un moltiplicatore per piccole, medie e grandi imprese senza discriminazione di area, regione, Nord, Centro e Sud. Le quali, tutte, potrebbero avvantaggiarsi di linee direttrici con vantaggi fiscali, incentivi e semplificazioni amministrative che si possono prevedere e pianificare a monte di un piano nazionale.

Si tratta di modelli gestionali innovativi, frutto della spiccata vocazione della Romeo Gestioni al Property e al Facility Management Urbano, che consentirebbero una forte razionalizzazione degli interventi, azzerando di fatto l’elusione tributaria che azzoppa le amministrazioni comunali, nei quali è stata dedicata particolare attenzione, non di meno, alla riqualificazione del territorio non-urbano, con piani di manutenzione di strade, argini fluviali, linee ferroviarie, reti idriche.

Un piano colossale che, come le cronache recenti evidenziano, non era solo la vaghezza di imprenditore visionario ma è, oggi più che mai, attualissima necessità strutturale dell’Italia che voglia coniugare la manutenzione di se stessa, con la produzione di nuova ricchezza e nuova domanda interna: una Conferenza dei Servizi per la riqualificazione dell’Italia, da tenersi in tempi quanto più rapidi possibili. Le intelligenze, le capacità, il know-how e le sinergie sono tutte disponibili. Bisogna solo iniziare.
Per comprendere il valore di tale azione, si consideri che nel 2014 (prima della stagnazione complessiva) gli investimenti nelle costruzioni erano arrivati a 170 miliardi di euro, e che lo sviluppo nel campo dei servizi in genere coinvolge ancora oggi il maggior numero di occupati, pari al 64% del totale, di cui oltre 12 milioni nel solo settore privato.

Di lavoro da fare ce ne sarebbe tanto, ma sarebbe in ogni caso sostenuto dai circa 40 milioni di cittadini italiani che “spenderebbero di più in prodotti e servizi di sviluppo sostenibile e di difesa dell’ambiente” (ricerca Symbola).

Ciò che serve, tuttavia, è una visione concreta non solo della crisi del sistema-paese ma anche dell’opportunità che un simile piano rappresenta, offrendosi come strumento di rinascita integrata dell’intero sistema economico, culturale e civile italiano.

Una scommessa grande, una sfida vera per l’Italia di questo inizio di Millennio.

Patrimonio Italia: la risorsa

L’Italia possiede enormi potenzialità in termini di patrimonio immobiliare pubblico e privato: parliamo di tantissime risorse distribuite in altrettanti territori che non riusciamo a far emergere come base per la crescita economica e lo sviluppo del sistema Paese.

Una pubblica amministrazione pesante, farraginosa, poco attenta alle novità del mondo esterno e spesso impegnata in servizi inefficienti, blocca l’iniziativa privata, producendo enormi sprechi.  In questo contesto è necessario allora innanzitutto un maggiore dialogo tra gli attori pubblici e privati, per incoraggiare la messa in moto di processi che portino finalmente a valorizzare le risorse patrimoniali e infrastrutturali. Read More

Città Metropolitana. L’occasione per riparare il territorio

Di seguito la lettera del Presidente Romeo pubblicata sulla rivista Sistemi di Logistica.

Caro Rocco,
ho ricevuto con grande piacere il Tuo libro, di cui ho apprezzato in primis il titolo, con quel concetto di “riparazione”, che non solo ha quella valenza tecnico-politica importantissima che intrinsecamente ispira da più di trent’anni il mio lavoro. Ma anche perche nel concetto di “riparare” e tacito pure quell’atto di contrizione e quell’impegno che tutti noi (cittadini, prima ancora che operatori) dovremmo mettere nel dovere di porre rimedio ai danni inflitti da decenni di incurie e di soprusi al nostro territorio.

Fatta questa premessa, aggiungo che personalmente diffido della “Città Metropolitana” come nuova istituzione amministrativa. Come sempre nel nostro Paese, si sono fatte trappe confusioni in partenza, e altre se ne faranno in fase di attuazione per favorire interessi variamente intrecciati, ma mai quelli primari di una corretta amministrazione a vantaggio del cittadino-utente.

Posso capire che il mio punto di osservazione possa apparire di parte e non obiettivo, ma devi credermi quando ti dico che ho sempre, profondamente creduto in una dimensione etica dell’impresa e che, di conseguenza, i miei modelli operativi sono stati pensati per rendere un servizio autentico alle comunità, pur dando a questa servizio un valore di remunerazione, fondamentale per l’impresa stessa.

Perche questa digressione? Perché la Città Metropolitana, non ha nulla – nel suo Dna – che possa rappresentare una credibile risposta ai bisogni dei cittadini. E infatti, andando a leggere il tuo libro (detto per inciso sono molto colpito dallo sforzo che fai anche come editore scientifico) trovo un entusiasmo e una scienza che si scontreranno con quella che sarà Ia realtà delle cose.

Detto ciò, Ia lettura del libra mi ha molto colpito. Ci sono infiniti spunti, in cui ritrovo lo spirito dell’integrazione dei servizi, e della funzionalità degli stessi espressa come strumento di crescita, di sviluppo e di modernità. In particolare il capitola da te curato, parrebbe sfondare una porta aperta quando determina Ia crucialità della mobilita e della connettività. Ma invece, allo stesso tempo, e di grande forza e impatto e indigna (e solleva mille interrogativi sui perché di tanti sprechi, ritardi e omissioni) quando spiega l’indispensabilità di un funzionale sistema di trasporti per emancipare culturalmente ed economicamente una comunità sociale piccola o grande che sia. E diventa un testa che suggestiona e rammarica allo stesso tempo, quando si addentra nel paragone con i modelli stranieri che – da tempo – puntando alla riqualificazione integrata dei territori urbani, non ragionano più) per segmenti concettuali, ma per un insieme compiuto e armonico di “avanzamento” civile e sociale attraverso piani di media periodo e una forte implementazione stratificata dei servizi.

Da trent’anni nel mio concetto di impresa, e questa il tracciato e l’obiettivo allo stesso tempo. Nella mia visione del progresso cittadino e quindi della qualità della vita delle comunità urbane, si ottengono risultati e riscontri, responsabilizzando il cittadino utente e al contempo ottimizzando al massimo le risorse del territorio; segmentando i servizi in funzione dei bisogni; integrando i progetti; implementando modelli innovativi nel solco anche e soprattutto di un forte cambiamento di mentalità e di cultura della politica e della pubblica amministrazione.

Scusami se mi sono allargato a pensieri che rischiano di apparirti esagerati o ingenui allo stesso tempo. Ma so che Ia tua scienza e Ia tua intelligenza ti danno modo di seguirmi e di intendere il senso profondo di quel che dico. Che altro non e, a bene vedere, che un desiderio e, consentimi l’immodestia, una capacita di applicare al meglio, con il know-how maturato di tre decenni e più, proprio quella scienza che tu illustri e metti a disposizione dei lettori con il tuo libro.

Sarebbe bello se anche solo una parte di quelle ipotesi e di quegli auspici, avessero ascolto da parte di una politica che continua purtroppo a essere sorda agli spiriti innovativi. Sarà ben lieto di regalarmi un tempo con te per conversare a voce di questi strumenti e di questi progetti, che potrebbero davvero non essere sogni e chimere.

A tal proposito, coglierò l’occasione per inviarti al più presto, per carriere, un volume da noi preparato per Ia linea scientifica del Sole24ore: “Valorizzazione e gestione integrata del Territorio – I modelli dell’Università di Harvard e dell’lnsula Romeo Gestioni di Napoli”. Spero sia di tuo interesse. Come spero che accada anche per il volume appena data alle stampe per Ia stessa Editrice, e che pure avrò il piacere di inviarti: “Patrimonio ltalia, Ia Risorsa”.

Un documento di forte analisi e impatto tecnico-politico su questi temi, con molti riferimenti a modelli e prassi stranieri. Non voglio tediarti di più. Nel ringraziarti per Ia bella esperienza che mi hai regalato donandomi il tuo libro, ti auguro che abbia il successo che merita e ti invio i miei più cordiali saluti.

Alfredo Romeo
Napoli, 21 aprile 2015

Il CNR entra nell’Osservatorio Risorsa Patrimonio Italia

È stato ratificato il protocollo di adesione del CNR all’Osservatorio Risorsa Patrimonio-Italia. L’accordo segue la pubblicazione del volume “Patrimonio Italia. La Risorsa”, presentato lo scorso 27 novembre a Roma durante il convegno “Gestire le città”.

L’accordo con il CNR è stato siglato insieme ai rappresentanti della Romeo Gestioni, società promotrice dell’Osservatorio, del Cresme-Consulting e di Nomisma, oltre naturalmente al delegato del presidente uscente del CNR, Luigi Nicolais. “Il Patrimonio rappresenta la vera grande opportunità per la ripresa economica del Paese, attraverso processi virtuosi di riqualificazione e valorizzazione, a largo raggio e a medio termine”, sono state le parole di Nicolais. Read More

Alfredo Romeo non è un corruttore

Affittopoli vecchia politica, sfida per i nuovi sindaci

La lettera di Alfredo Romeo* pubblicata su Il Mattino del 12.02.2016

Caro direttore,
Il tema Affittopoli viene affrontato solo in chiave di scandalo, senza comprendere che si parla di un nodo cruciale e strategico, non per una città ma per tutto il Paese. Mi permetta dunque di porre un problema per il futuro a livello nazionale. Perché scoppia il caso delle case di pregio a Napoli, Roma, Milano? Banalmente perché nella gestione dei patrimoni immobiliari pubblici bisogna distinguere il profilo politico da quello meramente gestionale. Sotto il primo profilo vi stata sempre una continuità.

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Alfredo Romeo non è un corruttore

L’intervento: Una nuova politica delle città per rilanciare l’Economia italiana e cambiare la burocrazia amministrativa

La lettera di Alfredo Romeo pubblicata su Il Foglio del 05.02.2016.

Al direttore – Si parla molto di “paese in ripresa”, “crescita della domanda interna”, “incremento del pil di uno zero virgola qualcosa”. Ma non si tocca il nodo centrale: che paese vogliamo essere di qui a 10-15 anni? Quali sono le nostre risorse autentiche? Quali sono i vantaggi e le nostre falle? Dove possiamo investire veramente, e dove invece siamo costretti fatalmente ad arrancare dietro alle economie principali?

Piccola digressione. La popolazione della Terra (circa 7,5 miliardi di individui) forma una piramide della ricchezza in cui circa 5 miliardi di soggetti detengono una ricchezza inferiore ai 10.000 dollari Usa pro capite. Media che tiene conto anche di oltre un miliardo di persone – dati 2015 – che non è uscito dalla soglia della povertà assoluta. Un ulteriore miliardo e mezzo circa di persone si colloca nella fascia di reddito compresa tra i 10.000 e i 100.000 dollari: una ricchezza media modesta, ma che vale complessivamente 40.000 miliardi di dollari.

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Il futuro del paese è nell’innovazione e nel Facility Management del territorio

Di seguito la trascrizione dell’intervento di Alfredo Romeo al convegno Real Estate Winter Forum, tenutosi a Milano il 28 gennaio 2016.

Invio i miei saluti all’intera comunità del Real Estate italiano, molto rammaricato di non poter partecipare per un improvviso impedimento.

Tenevo molto a questa occasione di incontro a cui avrei partecipato come presidente di IFMA-Italia e presidente dell’Osservatorio Risorsa Patrimonio-Italia che, promosso dal Gruppo Romeo con l’associazione di CNR, Nomisma e Cresme-Consulting, vuole essere un centro di ricerca di riferimento per il nostro comparto, perché coniuga lo sviluppo di nuovi modelli applicativi gestionali, integrati ed economicamente auto-sostenibili, con ricerca e proposizione di grandi riforme normative e amministrative.

Il mio intento era, ed è, quello di aprire un dibattito e un confronto serio di tutti noi, su un concetto per me fondamentale: le città sono il vero volano economico per il futuro del Paese. E che, con il territorio urbano nel suo complesso,  sono un tesoro che va riqualificato e valorizzato con politiche, norme, prassi e modelli innovativi.

Per aprire questo tavolo di confronto, l’Osservatorio Risorsa Patrimonio, ha messo a punto una bozza-quadro di un Manifesto per l’Industria dei Servizi che si articola su seguenti punti principali

  1. Confronto anche istituzionale sul codice degli appalti per competitività, qualità e trasparenza, a maggior ragione ora che è stata approvata la legge delega.
  2. Nuove regole in materia di conflitto di interessi e rispetto del mercato per modernizzare il cruciale comparto della finanza immobiliare, che si avvantaggerebbe di norme che ne tutelino efficienza e immagine.
  3. Aperture di facilitazione per l’art. 24 della legge Sblocca Italia, che è lo strumento-chiave per concretizzare tutte queste riflessioni.
  4. Rilancio e qualificazione della collaborazione pubblico-privata per l’erogazione dei servizi sul territorio, con formazione e investimenti per una nuova “Cultura del Territorio”.
  5. Valorizzazione degli immobili pubblici PRIMA delle dismissioni.
  6. Riqualificazione e gestione moderna dei patrimoni ERP.

Su questi punti – con un dialogo laico e costruttivo, possiamo lanciare – insieme  – un piano di innovazione di tutto il comparto, a partire dalle Istituzioni che arrancano con impostazioni di vecchio stampo.

Faccio solo tre esempi: CONSIP, DEMANIO, INVIMIT.

  • La prima, CONSIP, oggi fa gare di appalto senza ascoltare i bisogni reali delle comunità a cui sono destinati i servizi; senza ascolto del mercato (che potrebbe invece consigliare modelli e soluzioni innovativi); senza strategia di spesa, efficientamento, economie di scala.
  • Il secondo, il Demanio, portato a importanti aperture dal nuovo Direttore Reggi, rischia però, per colpa di norme e procedure obsolete, di rimanere ancorato a meccanismi da vecchia agenzia immobiliare, che mette sul mercato i propri beni al miglior offerente. Servono invece – a monte – progetti integrati di valorizzazione, studiati su misura insieme a chi davvero ha le competenze per riqualificare e valorizzare.

La terza, Invimit, come può immaginare di spacchettare l’appalto per uno stesso cespite a reddito in una sezione di property e in una di facility? E come si può immaginare che se si vince uno dei due appalti non si possa partecipare all’altro? Una logica superata che moltiplica i costi senza tener d’occhio l’utilità finale della comunità destinataria del servizio.

Concludo: tutti ci lamentiamo della burocrazia e della sua farraginosità. Ma questo modo di agire antico e senza politica complessiva della riqualificazione e valorizzazione delle città,  non sposterà di un millimetro la Pubblica Amministrazione e la sua burocrazia, che mai entrerà, così, in una logica di responsabilità di risultato per progetto.  Bisogna dire BASTA al modo antico di operare per “funzioni” che non si parlano e che spesso si contrastano.

Io credo che un punto di svolta possa dipendere da una politica strategica per il territorio .  In particolare, con processi di intervento che frammentino le macro-comunità urbane ingovernabili, in micro-comunità partecipi e consapevoli – sulla falsariga del nostro MODELLO INSULA – e che sappiano rispondere a griglie di bisogni “su misura” delle stesse comunità, rispettando impegni di tipo contrattualistico che garantiscano tutte le parti coinvolte.

Ci si chiederà: <e le risorse?>. Le risorse sono nel territorio sotto forma di tributi dissipati senza progetto e di scalmanata elusione fiscale. Condizioni determinate dalla NON CONOSCENZA e dalla conseguente NON REGOLARIZZAZIONE dello stesso flusso tributario. L’esempio classico è quello di un’Insula in cui ci sono 80 passi carrai, ma in cui ne sono stati censiti e portati a reddito solo 10. Ma il dato importante è che a fronte di risorse pubbliche meglio gestite, in aggiunta a progetti sensati e concreti, si attirerebbero più facilmente gli investimenti privati.

Aspetto che si apra il confronto. Ci conto. Ci dobbiamo credere. Questa è la vera sfida per tutti noi. Ma è una sfida che può risollevare il mercato e l’economia generale di questo Paese.

Grazie
Alfredo Romeo

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Alfredo Romeo non è un corruttore

Romeo: «Napoli lasciata senza servizi, non c’è visione del futuro» – Intervista a Il Mattino

“Vuol sapere qual è la questione che nessuno vuole affrontare seriamente? Che anche la politica deve ricominciare a selezionare una classe dirigente credibile e affidabile. Soprattutto per gestire le città, che sono il centro vitale strategico per salvare il Paese. E per far questo, bisogna lavorare sull’idea che le città sono come aziende, che da una parte riscuotono commesse e denaro dai cittadini, ma che dall’altro devono correttamente e onestamente rispettare questi contratti con i cittadini, dando loro la merce promessa, e cioè i servizi”.
Avvocato Romeo, lei sta volando alto. A Napoli i servizi sono visti come delle grazie ricevute. «E le tasse come semplici multe, una penale pagata in cambio di niente».

Alfredo Romeo, leader del gruppo omonimo, è fresco di dibattito sulla gestione delle città, dopo un seminario nazionale del suo Osservatorio Risorsa Patrimonio-Italia (costituito da Romeo Gestioni, Cresme-Consulting e Nomisma), al quale ha partecipato anche il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone. «È stata una discussione aperta» commenta l’imprenditore dal terrazzo del suo albergo di fronte al porto «che ha evidenziato i ritardi di mentalità della pubblica amministrazione, delle norme, del mercato nel suo complesso che non sa avanzare modelli innovativi. Il nodo di come deve essere interpretata e gestita la città oggi, e quali servizi essa è in grado di offrire, è centrale, perché è lì che si gioca la qualità della vita e il futuro economico delle stesse città e quindi del Paese».

Perché in Italia si fa fatica a passare questi concetti?
«Purtroppo i nostri sindaci, a partire da Luigi de Magistris, non sembrano capirlo. Per questo l’Osservatorio, fondato da Romeo gestioni, ha l’obiettivo di studiare questi problemi e di proporre soluzioni innovative nel senso dell’efficienza, della economicità e della correttezza».

Affrontiamo subito il tema più ruvido. Ma non è che lei ce l’ha con de Magistris perché con lui a Palazzo San Giacomo non le è stato rinnovata la gestione del patrimonio comunale?
«La gestione del patrimonio comunale di Napoli rappresentava appena il 5 per cento del fatturato del Gruppo. De Magistris ha scelto l’internalizzazione della gestione, invece di fare una gara internazionale, puntando su progetti e qualità. È stata una scelta per niente rivoluzionaria, anzi solo populista. Il risultato è che ora il patrimonio è gestito senza un reale know-how e il Comune incassa solo 12 milioni rispetto ai 42 del passato».

Ma tutte le amministrazioni cittadine erogano servizi anche se in modo altalenante.
«Lo fanno poche città, e sempre peggio. Per far ripartire l’Italia occorre invece trasformare le città in laboratori di civiltà. Si faccia una passeggiata immaginaria dalla stazione o dal porto verso il centro o viceversa. Che cosa vorrebbe, banalmente, in cambio delle tasse più alte d’Italia che lei paga? Uscire dalla stazione senza essere aggredito da una torma di tassisti. Poi vorrebbe camminare per strade illuminate, possibilmente senza cadere in una buca o senza rischiare di essere investito sulle strisce. Vorrebbe marciapiedi puliti. Vorrebbe trovare un autobus che la porti in un tempo standard da una parte all’altra, con la possibilità di trovare facilmente il biglietto. Vorrebbe vedere attenzione, cura, amore, efficienza, competenza nella gestione della cosa pubblica. Invece niente: prevalgono approssimazione e precarietà».

Ma lei cosa propone?
«Non voglio trasformate Napoli in Losanna, che è triste e grigia, ma che funziona. Vorrei, però, che si facesse attenzione a come si danno le deleghe di governo della città. Vorrei, come cittadino, poter decidere il profilo della mia dirigenza, come se fossi parte di un consiglio di amministrazione che valuta curricula e capacità del mio amministratore. Lo sottoporrei a un decalogo di regole e domande».

Paolo Treccagnoli

Intervista pubblicata su Il Mattino del 27/12/2015

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