Facility Management oggi, la sfida degli standard europei

L’8 e il 9 giugno a Milano si è tenuta l’European Facility Management Conference. L’evento è stato organizzato dall’European Facility Management Association, una piattaforma che mette insieme educatori, ricercatori e professionisti nel campo del Facility Management.

Un evento che ha visto la partecipazione delle aziende più importanti del settore e al quale ha partecipato anche il Gruppo Romeo. Di seguito l’intervento integrale del Presidente, Alfredo Romeo.

Signore, signori, colleghi, amici… Buongiorno.

Spero infatti che da questo meeting, si dia avvio a un più strutturato movimento di FM sul fronte internazionale, capace di interloquire propositivamente sul mercato dei servizi alle comunità complesse come partner intelligente e innovativo.

Non è un caso che il tema centrale di queste giornate sia quello del cambiamento del Business, ma anche – e io dico soprattutto – della gente, della sua mentalità e della consapevolezza, che sempre più dovrà avere, di come il FM possa contribuire a un profondo miglioramento della qualità della vita delle stesse comunità.

Il tema è strategico e ricco di prospettive industriali e di business. Più ancora delle aziende, infatti, sono le società complesse ad avere bisogno di servizi e di nuova qualità nella erogazione degli stessi. Ma la vera chance di sviluppo del settore, deve consistere nel creare nuovi bisogni per quelle stesse società complesse. Il che non vuol dire un percorso di “commercializzazione” a tutti i costi, in una sorta di nuovo consumismo concentrato sui servizi invece che sui prodotti.

Si tratta, diversamente, di elaborare nuovi modelli operativi per offrire soluzioni a società che invecchiano; che si moltiplicano a dismisura in un urbanesimo sempre più esplosivo e incontrollato; che vivono fasi di integrazione multirazziale e multi-religiosa, che hanno sempre più bisogno di servizi nuovi per la convivenza e la qualità.

E questo è solo uno degli aspetti evolutivi – anche se emblematico – su cui il management del Facility deve ragionare e investire. L’altro, come si è forse letto tra le righe di quanto sopra esposto, è il Territorio. Un campo vergine, ricco di prospettive, creato nel tempo dal vuoto di programmazione e di visione gestionale, di una ricchezza straordinaria.

Il Territorio, infatti, nel suo complesso è un potenziale volano di ripresa generale e diffusa, anche in un’Europa oggi così profondamente disomogenea. Ma anche, proprio per questo, profondamente bisognosa di nuovi Servizi, di nuovi strumenti e modelli per la soluzione di problematiche estremamente articolate.

Lo sforzo che come IFMA dobbiamo compiere, tutti indistintamente, sia come fornitori di servizi, sia compratori di servizi (e quindi fondamentali nell’immaginare nuovi dettagli e specifiche di erogazione), possiamo contribuire a fare del Facility Management uno strumento di crescita sociale  collettiva ed economica.

Nella mia visione del FM moderno, c’è la possibilità di garantire servizi di qualità non solo alle infrastrutture, ma alle persone sia direttamente che indirettamente. Perché – tanto per fare un esempio – il FM moderno è in grado di garantire assistenza a comunità di anziani o di bambini, ma può anche modificare l’economia e la qualità gestionale di interi pezzi di città. E’ questa la vera sfida culturale del FM europeo: integrare competenza e umanesimo, tecnologia e strategia, funzionalità e qualità.

Come fare questo salto di qualità è compito del dialogo che si deve instaurare tra aziende e associazione, anche in termini di progettazione di corsi di formazione e master applicativi che abbiano il doppio scopo di formare una nuova generazione di Manager del facility e allo stesso tempo di iniziare a creare i presupposti per uno “standard europeo certificato” dei servizi di FM.

Non è un compito facile, ma nemmeno impossibile. E’ certo, però che questo percorso amplificherebbe i mercati di tutti gli operatori, risolvendo anche in parte il nodo delle differenti esigenze amministrative di riferimento tra un Paese e l’altro. Perché non è vero – come sappiamo – che su questo fronte l’Europa sia un unico, omogeneo mercato.

Il FM che possiamo costruire, diventerà uno strumento indispensabile di supporto e di funzionalità per le reti industriali e  sociali dei prossimi decenni. Non prendetemi per un visionario, ma per uno di voi che vuole dare risposte intelligenti e di lungo periodo alle questioni che sono sul tappeto.

Manca infatti somma una visione d’insieme dei problemi, e una concezione innovativa della gestione integrata dei sistemi urbani nel loro complesso che soffrono di processi progressivi di degrado e abbandono, incidendo profondamente sul degrado progressivo della qualità della vita e della convivenza civile.

E’ tanto più vero questo, se osserviamo, al contrario, che contesti lavorativi e abitativi curati, gestiti, e con costanti riferimenti di presenza e deterrenza (controllo, tutela e manutenzione dei beni e delle persone sono tutti servizi da erogare con possibilità e declinazioni diverse) possa incidere molto positivamente su uno spirito di crescita e di emulazione verso l’alto e verso un crescente bisogno di una qualità della vita accettabile e parametrata a standard di convivenza più avanzati. Quante idee, quanta iniziativa, quanti modelli e innovazioni si possono portare al Mercato solo partendo da questi assunti? Quanta poca immaginazione occorre per capire possibili linee di investimento, di sviluppo, di aspettativa di business?

Non voglio dilungarmi, e volutamente voglio lasciare aperta la riflessione a ciascuno di voi. Ma voglio ribadire che il mercato si riprende e cresce se si danno risposte ai nuovi bisogni di qualità sociale, familiare, aziendale. Ma è impensabile che questi processi innovativi si attivino senza un progressivo ma radicale cambiamento delle regole e della mentalità e a scalare della qualità e varietà dei servizi di FM che si potranno erogare.

Una rivoluzione culturale è dunque possibile. Non solo per la crescita di tutta la filiera che ci riguarda. Ma come strumento di un mondo in evoluzione in cui – non vi dovete sorprendere per questa affermazione – il manager del facility rivestirà sempre più un ruolo centrale anche a livello di Amministrazioni locali e  centrali dello Stato.

Ecco, su queste tracce di riflessione, vi auguro buon lavoro qui a Milano, ma anche per i mesi a venire. Ribadisco che su questi temi si possano aprire nuove frontiere di studio e di business, e faremo in modo che IFMA-Italia sia al centro di questi processi.

Nella certezza dell’impegno e della passione di tutti a favore di un profondo e promettente sviluppo del Facility Management come strumento di crescita economica, ma anche di civiltà e qualità della vita, vi invio i miei saluti.

Alfredo Romeo

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