La cucina d’autore è nei Grand Hotel – La Repubblica web 10.10.2015

La cucina d’autore è nei Grand Hotel Trionfa la pizza, Napoli bocciataDecide  il turismo d’alto bordo. Le grandi tavole sono quasi tutte negli alberghi delle località di lusso. La ristorazione evolve anche nelle pizzerie, dove negli anni della crisi prevale l’offerta di alta qualità.

Le due tendenze danno la nuova immagine della Campania nella Guida “I ristoranti d’Italia de l’Espresso 2016”, 38esima edizione, presentata ieri alla Stazione Leopolda di Firenze. Il volume, con 576 pagine, è in vendita da oggi in edicola e in libreria al prezzo di 22 euro, per 7,99 invece la versione digitale per smartphone e tablet. Anche quest’anno la Guida è diretta da Enzo Vizzari, ruolo preminente per la Campania quello del giornalista salernitano Luciano Pignataro.

In controtendenza c’è Taverna Estia, che ha sede a Brusciano nel Nolano, in una zona che l’autore della scheda descrive come “una scenografia che nulla ha della cartolina ” . Brusciano non registra quindi picchi di afflusso turistico, al contrario di tutti i ristoranti che dominano la Guida, anzi “somiglia ad una pizzeria che ha fatto carriera “, ma questo valorizza ancora meglio il lavoro e la passione della famiglia Sposito che si aggiudica con 18,5 ventesimi il primato campano. Francesco e Mario sono giovani che hanno viaggiato, informa la Guida, ed hanno poi scelto di essere profondamente campani nell’offerta: profumi, colori, cordialità.

Citato un piatto simbolo: Chips di ventricella di baccalà e gelato di peperone. Della tradizione di Taverna Estia si racconta anche Cappellacci con il brodo di astice. Il conto alla carta è sui 90, vini esclusi. Mica tanto per il pluridecorato ritrovo di Brusciano.

Superata l’eccezione Brusciano, le grandi tavole della Guida di Vizzari e Pignataro sono attribuite alla fascia costiera: da Vico Equense ad Amalfi, deviando per Ravello. E quasi tutte coincidono con un Grand Hotel.

L’Angiolieri, il Capo La Gala, il Rosellinis di Palazzo Avino, il Monastero di Santa Rosa. A Positano svettano il San Pietro della famiglia Cinque e Le Sirenuse con lo chef toscano Matteo Temperini, passato attraverso tre formidabili scuole: Alfonso Iaccarino, Enoteca Pinchiorrri, Alain Ducasse. L’abbinamento tra grandi alberghi e ristoranti di lusso si replica nelle isole: il Capri Palace, il Quisisana e Villa Marina nell’Isola Azzurra, l’ischitano Regina Isabella a Lacco Ameno e il Miramare e Castello a Ischia Ponte.

In cima alle classifiche si incontra, secondo previsione, Gennarino Esposito della Torre del Saracino a Vico Equense. “Qui da oltre 25 anni Gennarino dà vita ad una cucina straordinaria per l’ispirazione che la genera ” . Segnalata tra i piatti la Zuppetta di olive nocellara, “purea genera di finocchi e pescebandiera a cotoletta” .

La Guida Espresso riserva spazio ed elogi alla famiglia Iaccarino. Ad Alfonso attribuisce il premio nazionale alla carriera, riconoscimento legittimo per l’ambasciatore della Dieta Mediterranea che ebbe cliente devoto proprio Ancel Keys, autore della Dieta. Il premio è di “La Vis”, prestigiosa cantina di Trento che ha affidato le sue fortune a Enzo Ercolino, il supermanager irpino che inventò “Feudi di San Gregorio”, e al campano Peppe Muscella. Stavolta la Guida rimarca anche la solare maturità di Ernesto Iaccarino, che “raccolto il testimone dal padre Alfonso, ha rielaborato tutto quanto proposto in questo luogo simbolo dell’ospitalità mediterranea”. Ed aggiunge: “Questo cuoco quarantenne rilegge la sua terra e le tradizioni con occhi rivolti al mondo”. Ovvio e meritato lo spazio anche per Quattro Passi, Taverna del capitano, il Relais Blu, lo Stuzzichino tutti nello stesso comune di Massalubrense, il polo indiscusso del gusto con tutta la Costiera sorrentina. Nessun ristorante di Napoli supera il voto di 15 ventesimi. Bocciata quindi la città in netta contrapposizione con il successo della provincia e di tutto il Salernitano.

Solo quattro ristoranti, compresi tra il 15 di Hotel Romeo e il 14,5 di Veritas, figurano a Napoli ai vertici della ristorazione. Da arrossire. Ed è uno solo l’albergo segnalato: il “Romeo” dell’imprenditore Alfredo Romeo che propose fin dall’inizio “Il comandante”, elegante, ma probabilmente in calo, se il voto e il giudizio si sono ora attenuati. Fu accolto dalla Guida quando stava per aprire con 16,5/20 ed un fausto vaticinio: ecco il ristorante che Napoli aspettava da sempre. L’attuale 15/20 è tuttavia brillante nel grigiore della città. Si distingue Veritas che, sorto come wine-bar, è un approdo sicuro con piatti di equilibrio e gusto. Premiata anche l’originalità di “Baccalaria”, a due passi da Piazza Bovio, per un’offerta singolare nei piatti di baccalà.

Napoli si riscatta con le pizzerie, presenti fra le migliori d’Italia. La notizia di Enzo Coccia, Pepe in Grani a Caiazzo, i “Fratelli Salvo tre generazioni” a San Giorgio a Cremano, “Concettina ai 3 Santi” alla Sanità, “50 Kalò” nella zona di Mergellina, Sorbillo nella città antica. Hanno tutti rilanciato nel mondo la grande scuola della pizza, se splende a Chicago “Spacca Napoli” dell’americano Jonathan Goldsmith, che importa persino il basilico per riprodurre in totale fedeltà la Margherita, di nuovo regina. In regresso il culto dell’osteria, tra quelle brillano in provincia “E’ Curti” di Sant’Anastasia e “Osteria contadina Al Paese” di Nocera Inferiore.

La cucina dell’Appennino trova ancora in prima fila “Oasis Antichi Sapori” della famiglia Fischetti, che esalta profumi e tradizioni dell’alta Irpinia abbinando l’orto e la cucina di gran lusso. Grandi motivi di riflessione sulle tendenze: a questo punto Napoli deve porsi qualche domanda.

Antonio Corbo

Articolo pubblicato su La Repubblica Napoli

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