Assolto perché il fatto non sussiste, ecco i miei tre obiettivi

Il Tribunale ha accertato che non ho turbato la più grande asta d’Europa. Però oggi l’informazione che per anni ha guidato la gogna mediatica contro di me, tace e nasconde l’assoluzione. Questo è il problema del circo mediatico-giudiziario che ha inquinato negli ultimi decenni le regole della democrazia e il corretto funzionamento dei rapporti tra Stato e mondo imprenditoriale.

Ora mi rimetto a lavoro con tre obiettivi: il primo è quello di recuperare il danno subito da me e dalla mia azienda, un danno economico di centinaia di milioni di euro. Il secondo obiettivo è quello di migliorare la qualità dell’informazione che oggi in Italia è bassissima. Il terzo obiettivo è contribuire alle riforme della giustizia. Come? Dando dignità al valore costituzionale del garantismo.

Immobiliare, ricchezza perduta senza una visione politica

La ricchezza immobiliare privata italiana sfiora i 6mila miliardi di euro. Mentre quella in mano alle pubbliche amministrazioni italiane vale tra i 460 e i 480 miliardi di euro, ma si tratta di asset che vanno mantenuti e valorizzati”. E’ una dichiarazione della ministra alla Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, rilasciata nel corso del Re-Italy Forum organizzato da Monitor Immobiliare. Una dichiarazione su cui ho rimuginato per settimane, tra l’infastidito e l’incredulo, prima di decidere di espormi in una considerazione collettiva che, spero, troverà eco e riscontri in un mercato complesso che di tutto ha bisogno, tranne che di una tanto avvilente ovvietà.
Ma come? – mi sono chiesto – sono decenni che si parla di come affrontare e sostenere in una visione complessiva e nazionale la risorsa del patrimonio immobiliare delle Pubbliche Amministrazioni, e la giovane ministra, invece di arrivare a ragionare di norme, proposte, strategie, incentivi, traiettorie possibili per rilanciare il mercato, tira fuori dal cilindro la formula della banalità? Allora è vero che siamo alla frutta, che il mercato è abbandonato a se stesso e che il vero nodo della politica italiana è la mancanza di consapevolezza, prima ancora che di strategia?
Ma certo che è così. Un Paese che perde mesi di dibattito politico per rompere un principio basilare della Costituzione come la prescrizione; che si taglia da solo le gambe, approvando norme di pura intimidazione alle imprese e ai funzionari della Pubblica Amministrazione come quelle sulla corruzione o sulle intercettazioni; e che si paralizza per un allarme influenzale ancorché grave come quello da coronavirus, è destinato al default per la mancanza un ingrediente basilare della vita economica generale: la politica.
So di apparire come il solito Pierino guastafeste, che magari vuol portare acqua al proprio mulino, ma invito tutti i colleghi imprenditori – e anche i manager grandi e piccoli della nostra burocrazia – a fare un esame oggettivo della situazione e a negare l’oggettività di quanto ho appena affermato.
Per pura demagogia si parla di mettere sul mercato i beni immobiliari dello Stato, ben sapendo che con quelli non si farà mai cassa, e mai sufficiente, comunque, a risanare anche un piccolo frammento del nostro debito pubblico. E nessuno dice che invece il nodo è la valorizzazione e la messa reddito degli stessi, con politiche normative finalizzate a rigenerare il mercato e il suo indotto.
Non basta. Da anni si fanno battaglie demagogiche (A Roma, Milano, Napoli e in tutte le grandi e piccole città italiane) per riportare la gestione (del property e del facility) dei patrimoni pubblici territoriali a una gestione internalizzata, rinunciando alle professionalità del mercato, con esiti devastanti in termini di redditività degli stessi patrimoni (dalle dismissioni ai canoni, per non parlare soprattutto delle regolarizzazioni contro evasione ed elusione) aprendo voragini abissali nei bilanci degli enti proprietari, siano essi Comuni o grandi Enti, con un depauperamento e una dispersione delle risorse, che grida vendetta rispetto alle opportunità reali che si potrebbero perseguire, se solo si avesse una visione politica – appunto – di che cosa serve, per quanto tempo, e con quali finalità.
Non diversamente si parla di gestione e manutenzione del territorio e delle città, senza però che mai un filo conduttore sia steso a far da guida a discussioni e progettazioni del futuro. L’importante, infatti, è sempre e solo rispondere a una emergenza. Spesso nemmeno reale, ma banalmente quella che più colpisce l’opinione pubblica in quel momento.
Grandi metropoli come Roma, Milano e Napoli hanno perso la capacità di ottenere la migliore redditività dai loro patrimoni; il territorio italiano si sbriciola tra frane e crolli, e l’unico risultato è una battaglia demagogica non per risanare, ma per tamponare e non recuperare il giusto dalle concessioni. Il caso del ponte di Genova è indicativo: si ricostruirà tra squilli di tromba in un anno il “simbolo del peccato”, ma non si avvierà una autentica politica di risanamento della rete stradale e autostradale, perché il ritiro delle concessioni aprirà vertenze giuridiche e non cantieri, che invece si potrebbero attivare proprio facendo leva sulle concessioni. E allo stesso modo non si coglierà l’occasione del clima generale, per mettere al centro della pianificazione economica nazionale la “leva-città” la quale, tra risanamento edile, riqualificazione energetica, riorganizzazione e modernizzazione gestionale, ampliamento dei servizi alle comunità complesse che oggi fanno delle città il centro nevralgico di ogni evoluzione e sviluppo economico, potrebbe rappresentare il punto di partenza di un gigantesco rilancio economico di sistema e di lungo periodo, dunque non solo congiunturale per l’Italia.
E invece la ministra Dadone, risolve dicendo che i beni immobiliari della PA devono essere manutenuti e valorizzati. Brava, sette più, avrebbero detto Cochi e Renato 50 anni fa.
Non mi aspetto, in verità, che la giovane ministra sappia chi fossero i due grandi comici, né che sappia, ovviamente di cosa sta parlando. Per questo, anche da queste colonne lancio ancora una volta un appello per aprire al più presto una conferenza dei servizi sul tema “Città d’Italia, motore della rinascita”. Confrontiamoci, portiamo progetti, suggeriamo rivoluzioni normative, creiamo nuova fiducia tra politica e impresa, abbattiamo il muro del pregiudizio, che fa di chi lavora un sospettato per definizione. Ridiamo opportunità ai nostri figli rigenerando il Paese a partire dalle sue città- Usciamo da questo Medioevo dell’intelletto che relega ogni speranza nell’angolino buio creato da chi governa e amministra senza sapere di che cosa sta parlando, senza sapere come se ne potrebbe parlare.
Sono sicuro che la ministra Dadone, e molti suoi compagni politici (quale sia lo loro collocazione di parte, dentro e fuori il governo), rimarrebbero allibiti nello scoprire quante cose mirabolanti e meravigliose – e utili e durature – si potrebbero fare per il bene di questa amata Italia, se solo si sedessero intorno a un tavolo con gli odiati imprenditori, i sospetti amministratori, gli inaffidabili esperti.

alfredo romeo territorio conferenza servizi

Alfredo Romeo: territorio, come rilanciare economia e cultura dell’Italia. Subito una conferenza dei Servizi

Di seguito un intervento di Alfredo Romeo, Presidente dell’Osservatorio Risorsa Patrimonio – Italia, sulla tutela del territorio del nostro Paese.

Romeo Gestioni negli ultimi anni si è fortemente dedicata ai temi della gestione, manutenzione e tutela del territorio del nostro Paese, temi questi che sono sempre più al centro di accesi dibattiti ed interventi, in ragione della continua evidenza dei disastri ambientali e urbanistici.

Dal 2015 abbiamo avviato l’Osservatorio Risorsa Patrimonio (ORP), che con il contributo del CNR, di Nomisma, IFMA e Cresme Consulting, ha analizzato minuziosamente il tema della riqualificazione del territorio urbano e non, arrivando alla conclusione – per nulla scontata nella sua sostanziale innovazione concettuale – che un investimento di stampo keynesiano sul territorio, potrebbe rappresentare per il nostro Paese il più prezioso e remunerativo investimento di lungo periodo per la rinascita e il rilancio dell’intera nostra economia, in prima fila con una serie di ricerche e di modelli applicativi, dedicati proprio al riordino, recupero e risanamento dei contesti territoriali e urbanistici a rischio.

Il frutto di questo complesso lavoro, è stato raccolto nel volume “Patrimonio Italia-La Risorsa”, che è stato presentato nel convegno di altissimo valore scientifico: “Gestire le città – La risorsa Territorio per un New deal italiano”.

Sono stati persi, quindi, quattro anni e più per dare avvio a quello che poteva diventare una sorta di Piano Marshall per ridare ossigeno alla nostra economia; un piano che offre una serie di incredibili vantaggi dal punto di vista dell’investimento iniziale e che dà una possibile risposta operativa anche all’appello che Pietro Salini, amministratore delegato di Impregilo, ha lanciato poco tempo fa in un’intervista contro il blocco delle grandi opere pubbliche infrastrutturali.

Con lo studio effettuato, potemmo preventivare in circa quattro miliardi di euro il fatturato “iniziale” di un simile piano. Cifra prima facie enorme, ma se per paradosso (e quindi con tutte le variabili del caso) si stanziassero solo 500mila euro per ciascuno dei 7914 Comuni della penisola, quella sarebbe la cifra finale fatturata. Un moltiplicatore per piccole, medie e grandi imprese senza discriminazione di area, regione, Nord, Centro e Sud. Le quali, tutte, potrebbero avvantaggiarsi di linee direttrici con vantaggi fiscali, incentivi e semplificazioni amministrative che si possono prevedere e pianificare a monte di un piano nazionale.

Si tratta di modelli gestionali innovativi, frutto della spiccata vocazione della Romeo Gestioni al Property e al Facility Management Urbano, che consentirebbero una forte razionalizzazione degli interventi, azzerando di fatto l’elusione tributaria che azzoppa le amministrazioni comunali, nei quali è stata dedicata particolare attenzione, non di meno, alla riqualificazione del territorio non-urbano, con piani di manutenzione di strade, argini fluviali, linee ferroviarie, reti idriche.

Un piano colossale che, come le cronache recenti evidenziano, non era solo la vaghezza di imprenditore visionario ma è, oggi più che mai, attualissima necessità strutturale dell’Italia che voglia coniugare la manutenzione di se stessa, con la produzione di nuova ricchezza e nuova domanda interna: una Conferenza dei Servizi per la riqualificazione dell’Italia, da tenersi in tempi quanto più rapidi possibili. Le intelligenze, le capacità, il know-how e le sinergie sono tutte disponibili. Bisogna solo iniziare.
Per comprendere il valore di tale azione, si consideri che nel 2014 (prima della stagnazione complessiva) gli investimenti nelle costruzioni erano arrivati a 170 miliardi di euro, e che lo sviluppo nel campo dei servizi in genere coinvolge ancora oggi il maggior numero di occupati, pari al 64% del totale, di cui oltre 12 milioni nel solo settore privato.

Di lavoro da fare ce ne sarebbe tanto, ma sarebbe in ogni caso sostenuto dai circa 40 milioni di cittadini italiani che “spenderebbero di più in prodotti e servizi di sviluppo sostenibile e di difesa dell’ambiente” (ricerca Symbola).

Ciò che serve, tuttavia, è una visione concreta non solo della crisi del sistema-paese ma anche dell’opportunità che un simile piano rappresenta, offrendosi come strumento di rinascita integrata dell’intero sistema economico, culturale e civile italiano.

Una scommessa grande, una sfida vera per l’Italia di questo inizio di Millennio.

Romeo Gestioni, il Sistema Romeo e il sistema degli scoop-sentenza

Comunicato di Romeo Gestioni SpA

In merito agli articoli apparsi sulla stampa il 31 ottobre sulla richiesta di rinvio a giudizio per 55 imputati coinvolti in un presunto “sistema Romeo” (che a distanza di oltre undici anni dalla prima evidenza di questa formula, e nonostante sentenze della Cassazione che ne negano l’esistenza, viene ancora usata per eccitare i mass media) Romeo Gestioni ha l’obbligo di precisare quanto segue:

– L’accusa di associazione a delinquere è già stata precedentemente esclusa categoricamente e motivatamente dal Tribunale di Napoli in sede cautelare.

– L’intero impianto accusatorio è costruito sull’ipotesi di una turbativa d’asta per l’assegnazione e aggiudicazione di appalti, mentre i fatti contestati non riguardano gare, né appalti, né assegnazioni di gare.

– A fronte di narrazioni e titolazioni pregiudizialmente colpevoliste, il dato oggettivo della notizia è che si è solo in una fase di “richiesta di rinvio a giudizio” , che sarà serenamente valutata dal GUP Simona Cangiano il 6 dicembre prossimo.

– Non a caso si sottolinea il serenamente, in quanto agli atti risulta evidente l’abissale distanza tra i capi di imputazione della richiesta e i fatti oggettivamente contestati dai pm. Ragione per cui la scrivente società è altrettanto serenamente certa di poter dimostrare la propria assoluta estraneità ad ogni accusa.

– Romeo Gestioni, infine, non può fare a meno di rimarcare che l’enfasi mediatica data alla notizia è inversamente proporzionale alla assoluta non-novità del fatto. Si tratta infatti di cose risapute dal febbraio del 2018 (un anno e nove mesi), fatti per i quali è già in corso un processo per un azionista di questa società, Alfredo Romeo. Dal che il paradosso di un “parallelismo divergente”, con due procedimenti contemporanei e separati: al presunto corruttore da una parte e ai presunti corrotti dall’altra.

A riprova forse, che non è importante cogliere la verità, ma colpire nel mucchio e – con cento titoli di stampa – emettere una sentenza.

Romeo Gestioni SpA

Gara Consip FM4 – Interrogazione Parlamentare del Senatore Margiotta

Pubblicato il 26 febbraio 2019, nella seduta n. 94
MARGIOTTA – Ai Ministri dell’economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali. –
Premesso che:
con Nota del 16 giungo 2017, l’amministratore delegato della Consip SpA comunicava al raggruppamento temporaneo di imprese (RTI) costituito da Romeo Gestioni SpA (mandataria) e dal Consorzio Stabile Romeo Facility Services (mandante), l’esclusione dai lotti 3, 10, 13 e 18 dalla gara “CONSIP FM4”, per violazione del disposto dell’articolo 38, comma 1, lettera f ), secondo periodo del decreto legislativo n. 163 del 2006, dell’articolo 68 del Regio decreto n. 827 del 1924, nonché dell’articolo 38, comma 2, del decreto legislativo n. 163 del 2006;

nella medesima Nota si comunicava che la Consip SpA avrebbe proceduto, nei confronti della Romeo Gestioni SpA, alla segnalazione all’ANAC del provvedimento di esclusione dalla gara CONSIP FM4 e che avrebbe provveduto all’escussione delle cauzioni provvisorie prestate dal RTI;

il provvedimento di esclusione dalla suddetta gara veniva disposto dall’amministratore delegato di Consip SpA sulla base di valutazioni dallo stesso assunte in relazione ad un presunto episodio corruttivo emerso nell’ambito dell’indagine penale “Consip” svolta dalla Procura della Repubblica di Roma nei confronti dell’avvocato Alfredo Romeo, socio di minoranza della Romeo Gestioni SpA, considerato dagli inquirenti “dominus ” della stessa, pur non rivestendo nella società alcuna carica formale;

in data 6 marzo 2018, il nuovo amministratore delegato di Consip SpA comunicava, sulla base delle identiche motivazioni già poste a fondamento della esclusione dalla gara Consip FM4, l’esclusione del medesimo raggruppamento temporaneo di imprese da ulteriori sei gare Consip:

1) Gara Consip SSN, lotto 8;

2) Gara Consip Musei, lotti 5,7 e 8;

3) Gara Consip SIE 4, lotti 11 e 13;

4) Gara Consip Caserme, lotti 2-8-9-10-11 e 12;

5) Gara Consip MIES 2, lotto 10;

6) Gara Consip Luce 4, lotti 7,9 e 10;

la Consip SpA, anche in questo caso, provvedeva a segnalare all’ANAC i provvedimenti di esclusione e all’escussione delle cauzioni provvisorie di gara per un complessivo ammontare di oltre 13 milioni di euro;

il Tar del Lazio ed il Consiglio di Stato, pronunciandosi in sede amministrativa sulle contestazioni avanzate dalla Romeo Gestioni SpA circa la non correttezza delle procedure adottate dalla Consip SpA, nel respingere le istanze del ricorrente, evitavano esplicitamente di pronunciarsi sul merito delle motivazioni che avevano dato luogo alle esclusioni, rimettendo di fatto all’assoluta discrezionalità della Consip la valutazione circa la sussistenza del cosiddetto “errore professionale grave” posto alla base delle suddette esclusioni;

tali pronunce, contestate dalla Romeo Gestioni SpA, sono oggi all’esame del Consiglio di Stato in sede revocatoria e delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione; la stessa società, ravvisando come illegittimi i comportamenti dei due amministratori delegati della Consip coinvolti nella vicenda, ha provveduto a citare i medesimi in giudizio in sede civile per vedersi riconoscere il conseguente risarcimento del danno, quantificato fino ad un miliardo e trecentocinquanta milioni di euro;

il mancato accoglimento dei suddetti ricorsi avrebbero conseguenze irreversibili per la Romeo Gestioni SpA, con la condanna alla forzata chiusura della società nell’arco di 18/30 mesi, con rilevanti ricadute occupazionali su quasi 3.000 dipendenti e 20.000 addetti dell’indotto lavorativo;

nel complesso atto di citazione prodotto dalla Romeo Gestioni SpA si evidenziano le seguenti specifiche:

a) l’arbitrario esercizio da parte di Consip, e per essa dei suoi amministratori pro tempore , del proprio potere di valutazione discrezionale;

b) l’illegittimità dei provvedimenti assunti dalla Consip SpA nei confronti della Romeo Gestioni, perché non risulta accertata l’ascrivibilità alla stessa dei presunti comportamenti censurati;

c) l’illegittimità dei provvedimenti assunti dalla Consip SpA nei confronti della Romeo Gestioni SpA perché, con provvedimento del Tribunale di Roma, la stessa è stata dichiarata pienamente affidabile e idonea a contrarre con la Pubblica Amministrazione;

d) l’esercizio da parte della Consip SpA di una vera e propria azione in danno della Romeo Gestioni SpA, avvenuto a seguito dell’invito a confermare, in data 19 febbraio 2018, l’offerta alla gara cosiddetta Caserme e a trasmetterle fideiussioni rinnovate nella loro data di decorrenza di efficacia e alla successiva comunicazione dell’esclusione dalla gara del RTI e dell’escussione della cauzione provvisoria;

e) l’esercizio di un ingiustificabile comportamento discriminatorio da parte di Consip SpA nei confronti ed in danno della Romeo Gestioni SpA, con il mancato annullamento delle gare e la mancata adozione di provvedimenti di autotutela coerenti con quanto emerso realmente dalle indagini;

nel complesso, la parte attrice censura un insieme di comportamenti che, ritiene, abbiano “scaricato” pretestuosamente tutte le colpe dei malfunzionamenti Consip sulla Romeo Gestioni SpA, estromettendola dal mercato e condannandola irreversibilmente alla chiusura delle attività, senza neanche attendere una qualche forma di accertamento giudiziario dei presunti fatti censurati;

dall’esame di tutti i numerosi atti pubblici inerenti ai diversi filoni di indagine sul cosiddetto “scandalo Consip” inizia ad emergere con chiarezza un sistematico”atteggiamento interlocutorio” da parte della struttura Consip mirante ad evitare, o comunque a rinviare l’adozione di provvedimenti fortemente punitivi nei confronti di molte imprese concorrenti della Romeo Gestioni SpA, pur in presenza di già accertati comportamenti censurati sul piano penale o di turbativa concorrenziale, che appare del tutto ingiustificato a fronte di quello che all’interrogante appare come un peculiare accanimento mostrato nell’adozione di provvedimenti di “condanna preventiva” della Romeo Gestioni SpA;

alla luce di quanto esposto, appare di difficile comprensione l’assenza da parte della Consip SpA di un più equilibrato atteggiamento amministrativo nell’esercizio della propria azione, che invece, ad opinione dell’interrogante, avrebbe dovuto considerare:

a) la possibile emanazione in autotutela da parte di Consip SpA di provvedimenti amministrativi di annullamento della esclusione delle gare disposti temerariamente in danno della Romeo Gestione SpA, al fine di evitare il rischio di generazione di rilevanti danni economici per la pubblica amministrazione;

b) la valutazione attraverso l’esercizio di una azione amministrativa di maggiore tutela per la pubblica amministrazione di eventuali ipotesi di annullamento delle gare per le quali si siano allo stato oggettivamente concretamente verificati rilevanti ritardi procedurali ed oggettivi problemi a concludere in tempi definiti e ridotti le relative procedure di aggiudicazione, si chiede di sapere:

quali urgenti azioni i Ministri in indirizzo intendano porre in essere per restituire autorevolezza, credibilità ed equilibrio all’azione strategica della Consip;

quali iniziative intendano adottare per impedire l’estromissione dal mercato della Romeo Gestioni SpA in assenza di fatti concretamente accertati giudizialmente, con il conseguente rischio della perdita del posto di lavoro per 3.000 dipendenti e 20.000 addetti dell’indotto lavorativo;

quali misure intendano adottare per ridurre al minimo le ricadute per la finanza pubblica derivanti dal comportamento della Struttura Consip sui fatti in oggetto in ordine al prodursi in capo alla stessa di potenziali oneri economici di rilevantissima entità e al prodursi di onerosi decadimenti dell’offerta di servizio selezionata nelle gare per conto delle pubbliche amministrazioni fruitrici.

La Cassazione penale a sezioni unite dà ragione a Romeo: Nessun indizio di colpevolezza

Comunicato del Gruppo Romeo Gestioni

E’ la quarta volta in un anno Romeo Gestioni: noi capro espiatorio del caso-Consip

La Suprema Corte a sezioni unite: sono fondati i motivi del ricorso di Romeo Gestioni sulla insussistenza di ogni indizio e motivazione di reato. Provvedimenti di GIP e Riesame presi senza alcun credibile accertamento

I legali del Gruppo: “Ennesima prova che i procedimenti su Romeo sono costruiti sul nulla 
A carico del nostro assistito e delle sue aziende provvedimenti basati sul pregiudizio in dispregio degli indirizzi della Cassazione”

Quarta clamorosa sentenza della Cassazione penale – questa volta a sezioni unite – che dà ragione ad Alfredo Romeo e alla Romeo Gestioni sulla ”insussistenza di gravi indizi di colpevolezza” nei procedimenti a carico del Gruppo.

La Suprema Corte ha così ancora una volta dato un segnale di raziocinio in una vicenda procedurale che – affermano i legali del Gruppo, Francesco Carotenuto e Raffaele Ferola – fa acqua da tutte le parti e che ciò nonostante ha procurato danni enormi a persone e aziende. <In particolare – affermano i legali – si ribadisce che i provvedimenti cautelari a carico dell’avvocato Romeo e della sua azienda erano immotivati, infondati, pretestuosi e ingiusti”

“Nonostante le decisioni contrarie e chiarificatrici della Suprema Corte – sottolinea in proposito una nota della Romeo Gestioni – sono stati presi a nostro carico provvedimenti di esclusione del tutto arbitrari e pretestuosi, presi dalla Consip e dal suo ex AD, come confermano oggi le Sezioni Unite”

Romeo Gestioni ribadisce – a maggior ragione alla luce di questo ennesimo provvedimento a suo favore – di essere un’azienda sana e profondamente corretta e che è al centro di un attacco pretestuoso e violento, irrazionale e infondato – che mette a rischio la propria storia industriale e le vite di migliaia di dipendenti.

E’ la prova forte e chiara – sottolinea infine Romeo Gestioni – che eravamo al centro, con l’azionista Alfredo Romeo, di una manovra che mira a fare di noi l’unico capro espiatorio di una indagine che non guarda ai veri nodi affaristico-politici del caso Consip, pur da noi denunciati con esposti alla stessa Consip, all’ANAC e all’Antitrust a partire dall’aprile del 2016.

ROMEO GESTIONI SPA

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