Comunicato Stampa: Romeo Gestioni, un abuso di Consip l’esclusione dalla gara FM4

Di seguito la nota inviata alla stampa con la posizione ufficiale della Romeo Gestioni sull’esclusione dalla gara FM4.

Napoli, 16 giugno 2017 

Apprendiamo con stupore e profonda preoccupazione e respingiamo con fermezza il provvedimento di Consip di escludere Romeo Gestioni dalla gara FM4.

Una decisione presa in una fase di procedimento preventivo e cautelare e dunque senza che ci sia alcun giudicato, di alcun grado giudiziario, che sancisca una qualche responsabilità o colpevolezza su qualsivoglia tema da parte di Romeo Gestioni.

Una decisione presa in dispetto della sentenza della Cassazione che ha cancellato il provvedimento di arresto di Alfredo Romeo, con rinvio a nuovo Tribunale del Riesame, per vizi accertati di cui non si hanno ancora le motivazioni.

Un provvedimento, quello di Consip, che contrasta e scavalca la decisione del GIP di Roma, che ha sospeso ogni decisione nei confronti di Romeo Gestioni fino alla data del 31 luglio prossimo.

Un provvedimento, infine, firmato dall’amministratore delegato di Consip che, dagli atti del processo, risulta non aver tempestivamente denunciato all’Autorità Giudiziaria pesanti pressioni nei suoi confronti da parte di concorrenti di Romeo Gestioni. Fatti da lui stesso confermati come persona informata dei fatti.

Avverso il provvedimento di Consip, Romeo Gestioni agirà in tutte le sedi penali, civili e amministrative a difesa della propria immagine e dei propri interessi.

Romeo Gestioni SpA
(Lo staff)

Caso Consip, rassegna stampa del 12 aprile

In merito alle notizie degli ultimi giorni, pubblichiamo una rassegna stampa degli articoli più significativi di quotidiani online e cartacei.

In questo articolo de Il Mattino dell’11 aprile si spiega il motivo del ricorso degli avvocati di Alfredo Romeo per la vicenda dei “pizzini”:

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Mentre sul quotidiano Il Golfo, le prime notizie sulle ipotesio di falso sull’interpretazione delle intercettazioni:

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Il Corriere del Mezzogiorno dedica invece un approfondimento sul tema:

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In questo editoriale, Massimo Adinolfi affronta il problema della “mala giustizia”:

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Mentre Francesco Pacifico racconta quale è la vera situazione del Gruppo Romeo a seguito delle vicende giudiziarie:

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Un ispirato editoriale di Nicola Quatrano sui conflitti interni dei procedimenti:

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Infine un’intervista a Annalisa Chirico, presidente di “Fino a prova contraria”, movimento di sensibilizzazione e promozione per una riforma giudiziaria: “Il caso Consip è la prova che inchioda la giustizia politicizzata ed il giornalismo da trascrizione“.

(Lo Staff)

Alfredo Romeo Londra

La Difesa di Romeo: Ecco i bonifici per comprare il palazzo nel centro di Londra. Tutto trasparente, tutte le carte sono a disposizione degli inquirenti

Il Collegio difensivo dell’avvocato Alfredo Romeo, composto dagli avvocati Francesco Carotenuto, Giovan Battista Vignola e Alfredo Sorge ha diffuso la seguente nota congiunta per la stampa riguardo i fondi spostati a Londra e gli sviluppi sulla vicenda Consip:

Napoli, 8 marzo 2017

Sulle assurde notizie riguardanti i presunti movimenti irregolari di denaro all’estero, va detto quanto segue:

– I trasferimenti di fondi a Londra erano tutti destinati all’acquisto dell’intera e assoluta proprietà di un importante cespite nel pieno centro di Londra, in Park Lane, di cui alleghiamo foto.

– Tutti i trasferimenti sono stati di una assoluta trasparenza. E per la precisione

– Disposizione da parte di Romeo Partecipazioni – il 23 novembre 2015 – di bonifico per un importo di £/sterlina 8.270.000 (pari a euro 11.871.046,27) a favore della Forsters LLP, quale acconto per l’acquisto dell’immobile.

– Disposizione di bonifico – il 4 dicembre 2015 – di sterline 78.000.000,00 (pari a euro 108.725.954,84) a favore di Romeo London ai fini del saldo dell’acquisto dell’immobile, che è stato effettuato il 15 dicembre 2015 per un importo di £sterline 77.757.930,32.

– Le uniche entrate nella Romeo London sono quelle derivanti dai canoni in essere nello stesso fabbricato acquistato.

– Non ci sono dunque movimenti “strani” di denaro: diversamente sarebbe il primo caso di costituzione di fondi irregolari all’estero fatta con un bonifico internazionale garantito e certificato da banche.

– E’ tale la trasparenza e la chiarezza di tale operazione, che sin da ora il Gruppo Romeo e la società Romeo London sono pronte a fornire qualunque documentazione su questa vicenda a qualsiasi Autorità Giudiziaria.

Quanto all’inchiesta Consip, il collegio di Difesa specifica che:

– L’avvocato Alfredo Romeo non conosce Luca Lotti né Tiziano Renzi. Né ha mai conosciuto i generali Del Sette e Saltalamacchia. Né, meno ancora, alcuno dei componenti delle commissioni aggiudicatrici dei bandi di gara Consip.

– L’avvocato Romeo non ha mai dato soldi a nessuno.

– Alfredo Romeo e Romeo Gestioni non sono beneficiari di alcuna gara tra quelle aggiudicate da Consip nel periodo sotto osservazione dei magistrati.

– Alfredo Romeo e Romeo Gestioni si ritengono gravemente danneggiati nello svolgimento di almeno tre gare indette da Consip: “Energia”, “Pulizia Scolastica” e “Luce”.

– I suddetti lotti sarebbero stati poi assegnati a imprese che – si legge sulla stampa – risultano essere legate a personaggi politici. Le stesse imprese erano quelle denunciate con esposti da Romeo Gestioni, prima ancora che vi fossero le graduatorie.

– L’avvocato Romeo e Romeo Gestioni si considerano anche danneggiati nelle valutazioni discrezionali di Consip relative alle graduatorie dei lotti “Lombardia” e “Roma Municipio 1” nell’ambito della gara nota come FM4.

Alfredo Romeo non è un corruttore

Indagini fuori norma, procedure alterate, prove inutilizzabili: Alfredo Romeo va immediatamente rilasciato – NOTA PER LA STAMPA

Pubblichiamo una memoria consegnata al GIP che contesta l’approccio investigativo a carico dell’imprenditore e la custodia cautelare. Gli avvocati di Alfredo Romeo hanno presentato istanza al Tribunale del Riesame di Roma: “Romeo non è un corruttore, anzi è persona offesa: basta vedere i suoi esposti in Consip e all’Anac“. C’è stata una incredibile interpretazione nelle intercettazioni, l’esperto di cleaning è diventato l’esperto di crimine.

Napoli 6 marzo 2017

Il Collegio difensivo dell’avvocato Alfredo Romeo, composto dagli avvocati Giovan Battista Vignola, Francesco Carotenuto e Alfredo Sorge ha diffuso la seguente nota congiunta per la stampa:

L’avvocato Alfredo Romeo si è avvalso della facoltà di non rispondere al GIP di Roma, Gaspare Sturzo, nel corso dell’interrogatorio di garanzia di questa mattina.

Il nostro assistito ha affidato la sua versione dei fatti ad una nostra articolata memoria difensiva, già depositata al Pm di Napoli ed alla Procura di Roma, ma va subito detto che Romeo non era privilegiato da Consip, ma anzi era emarginato. Al punto che ha presentato un esposto, in Consip e per conoscenza all’Anac e all’Antitrust, nell’aprile del 2016.

Ora siamo in attesa della fissazione della udienza innanzi al Tribunale del Riesame.

Ma contestualmente abbiamo avanzato – sempre in data odierna – istanza di revoca della Misura cautelare in atto, sulla base di numerose violazioni ed anomalie sostanziali e processuali, come si potrà evincere dall’atto che alleghiamo per conoscenza.

Infatti nella documentazione del GIP mancano soprattutto gli atti, in possesso della Procura della Repubblica di Napoli, che avrebbero permesso alla difesa dell’avvocato Romeo il controllo sul corretto svolgimento del percorso processuale che ha portato agli atti ed alle attività processuali confluite nel presente processo, in particolare per quanto attiene alla iniziale “notitia criminis” che ha permesso al PM partenopeo di iscrivere l’indagato nel registro delle notizie di reato ex art. 335 c.p.p. ed alla conseguente emanazione e successione dei decreti autorizzativi delle intercettazioni, adottando la normativa in materia antimafia.

Infatti tra le macroscopiche anomalie processuali va evidenziato che le intercettazioni telefoniche ed ambientali per gravi reati di stampo mafioso ipotizzati, hanno avuto avvio – e si sono susseguite – sulla base di un equivoco in ordine all’ascolto di una frase di uno dei dipendenti del gruppo che è un esperto di “cleaning” (servizi di pulizia), il quale viene ripetutamente riportato nelle informative e nelle richieste del  PM come “l’esperto del crimine” della Romeo.

Del tutto inutilizzabili poi risultano, tanto le intercettazioni ambientali e telefoniche, quanto i documenti denominati “pizzino” acquisiti al di fuori di ogni regola processuale.

Omissioni, incoerenze e discrasie temporali, dunque, non solo rilevanti sulla legittimità del procedimento sotto il profilo formale; ma fondamentali sotto il profilo sostanziale, perché solo attraverso la verifica delle autorizzazioni delle intercettazioni, potrà valutarsene o meno l’attendibilità e l’utilizzabilità.

In presenza di tali discrasie, incoerenze e omissioni, uniti alle perplessità manifestate dagli stessi PM romani in merito alla legittimità dei comportamenti investigativi finora tenuti nell’espletamento delle indagini (al punto da spingerli a revocare le indagini stesse ai carabinieri del NOE – cioè proprio quegli investigatori che finora hanno effettuato gran parte delle indagini – e ad aprire un fascicolo contro ignoti per l’abnorme diffusione di notizie a norma di legge coperte da segreto istruttorio), l’avvocato Romeo non è stato posto in condizione di difendersi compiutamente e, pertanto, è stato costretto ad avvalersi della facoltà di non rispondere, anche per la strumentalizzazione mediatica e politica in atto, di cui si ritiene vittima.

Basterebbe ricordare, a tal proposito, che il primo marzo scorso, giorno dell’arresto dell’avvocato Romeo, il primo “lancio” di agenzia ANSA era in rete alle 8,13 del mattino, ma che molti siti di giornali già riportavano dalle 8 – 8,10 la notizia a tutta pagina on-line (e con amplissimi dettagli della ordinanza). Cioè, di fatto, contestualmente al momento in cui i carabinieri hanno bussato alla porte dell’avvocato Romeo.

Il Collegio Difensivo
Giovan Battista Vignola
Francesco Carotenuto
Alfredo Sorge

Parlano i dipendenti: “Romeo Gestioni siamo anche noi. Un’associazione a delinquere di persone perbene”

Pubblichiamo una lettera scritta dai dipendenti della Romeo Gestioni che hanno voluto dire la loro sulle ultime vicende che hanno riguardato il Gruppo in queste ultime settimane:

Al Procuratore della Repubblica di Napoli, dott. Giovanni Colangelo
Al Sostituto Procuratore di Napoli, dott. Filippo Beatrice
Al Pm dott. Henry John Woodcock
Al Pm dott.ssa Celestina Carrano
Al Direttore del Mattino dott. Alessandro Barbano
Al Direttore del Corriere del Mezzogiorno dott. Enzo D’Errico
Al Direttore di Repubblica Napoli dott. Ottavio Ragone
Al Direttore del Roma dott, Antonio Sasso
Al Direttore del TGR Campania dott. Antonello Perillo

Siamo i sottoscritti dipendenti del Gruppo Romeo e abbiamo la necessità – ma anche, crediamo, il diritto – che nell’ambito della bufera giudiziaria che si sta abbattendo sull’Azienda per cui lavoriamo, venga ascoltato e diffuso anche il punto di vista di noi dipendenti. Tra l’altro questo non violerebbe un segreto istruttorio, cosa che invece ci sembra di registrare quotidianamente.Siamo una squadra di circa 2300 persone (per non parlare di circa 17 mila addetti ai cantieri), che lavorano con onestà, professionalità e abnegazione molti di noi da tantissimi anni in un’azienda leader nel mercato dei servizi di gestione integrata e di facility management.

Ci ritroviamo a vivere, a distanza di pochi anni, il medesimo film, allucinante e destabilizzante, che purtroppo abbiamo già visto e vissuto con la vicenda cosiddetta del Global Service. Vicenda che – come è noto – , dopo circa sei anni di preoccupazioni, ansie, risvolti umani drammatici, si è risolta in un’assoluzione piena, sancita dalla Suprema Corte di Cassazione, di tutti coloro che erano stati coinvolti e delle società del Gruppo sottoposte a sequestro e ad Amministrazione Giudiziaria.

Furono proprio gli Amministratori Giudiziari, lo vogliamo ricordare, con una serie di relazioni al Giudice Penale, a manifestare, nel corso del loro mandato, il pieno apprezzamento per la serietà, la correttezza, l’alta professionalità del modus operandi, per le procedure e i sistemi di gestione, che venivano messe in campo a supporto di tutte le attività e i servizi erogati dalle aziende del Gruppo Romeo.

Una tempesta passata? Macché.

Ecco che è ricominciata una feroce gogna mediatica che sbatte il nome della nostra Azienda sulle prime pagine della stampa locale e nazionale (per non parlare del volano mediatico generato da Internet e dai siti Web) con titoli e articoli in cui si legge di “pizzini”, fatture false per operazioni inesistenti ma funzionali a costituire riserve di danaro in nero per pagare tangenti, consumazione “sistematicadi reati tributari, corruzioni, appalti truccati, abituale e seriale realizzazione di reati contro la Pubblica Amministrazione e concorso in associazione camorristica e mafiosa. Possibile mai che nessuno si sia mai accorto di nulla? Che nessuno abbia avuto il coraggio di alzare un dito e dire: “ma che stiamo facendo?”.

Non basta. Negli ultimi 4 mesi i nostri uffici hanno subito un’invasione determinata da quattro decreti di perquisizione, che moltiplicati per il numero degli uffici e delle case private sottoposte a indagine, hanno comportato 21 perquisizioni, nonché nel corso delle indagini, oltre 30 interrogatori. Avremmo voluto filmare l’ultima di queste perquisizioni, quella dello scorso 8 febbraio, che aveva le sembianze di un assedio militare, con oltre quaranta militari impegnati per acquisire documenti e archivi informatici, per interrogare e perquisire il personale intento al suo lavoro quotidiano. Se ricordiamo bene le immagini degli arresti di boss conclamati come Riina e Iovine o Zagaria, lo schieramento di forze era meno evidente.

Forse è stato un modo anche per intimidirci. Forse è legittimo. Però vogliamo pubblicamente dire che tutti noi dipendenti non ci riconosciamo affatto nell’ambiente di lavoro che viene descritto nelle note della Procura, e da quelle della stampa che quelle note riprendono pedissequamente.

Noi siamo tutti dal primo all’ultimo straconvinti e certi di lavorare in un contesto assolutamente sano, onesto, integerrimo, rispettabile, pienamente legale, di cui ci sentiamo parte integrante.

Noi siamo persone normali e perbene. Siamo tutti assidui, seri e onesti lavoratori, che si dedicano con impegno appassionato e professionale alle proprie mansioni, applicando le regole e le procedure imposte da severi sistemi di certificazione di qualità a livello europeo, riconosciuti alla nostra Azienda. Il nostro lavoro è quotidianamente improntato ad un codice etico rigoroso, che applichiamo in tutte le nostre attività lavorative, nel rapporto e nel confronto con i Committenti, con i Fornitori, con i Consulenti, che ci stimano personalmente e che ci rispettano come azienda.

Vi sembrerà strano, ma noi la sera torniamo a casa a testa alta. Parliamo con i nostri familiari senza vergogna. Abbiamo rapporti sociali civili e composti. E continuiamo a vivere così, anche se con fatica, dopo tutto il fango che ci viene gettato addosso. Fango che è già di per sé una sentenza. Senza dibattimento. Senza appello.

Per questo, ciò che siamo costretti a leggere ormai da mesi, non solo ci preoccupa e genera un amaro senso di precarietà e incertezza per il futuro. Ma soprattutto ferisce profondamente la nostra dignità di persone e di lavoratori. Il nostro onore, gentili ma indifferenti Signori.

L’onda mediatica generata dalle indagini così clamorosamente condotte, ci trasforma in complici di un’azienda in cui da anni operiamo e che sentiamo anche nostra e che sarebbe invece una fucina di reati della peggior specie. Addirittura una associazione per delinquere e addirittura di stampo camorristico. Siamo assolutamente certi della loro estraneità e della assoluta insussistenza di quanto ipotizzato dalla Procura..

No, no e no. NOI non siamo così né questo, per quanto si faccia per indurre la pubblica opinione a credere il contrario. E per questo intendiamo esprimere assoluta, piena e incondizionata solidarietà e vicinanza all’Amministratore Delegato e a tutti i colleghi e dirigenti coinvolti nell’indagine e raggiunti da avvisi di garanzia

Ebbene sì, noi lavoratori dipendenti del Gruppo Romeo, siamo parte orgogliosa di questa famiglia. E allora, se volete, di questa associazione a delinquere”. Perché ci sentiamo e siamo – Romeo.

I dipendenti del Gruppo Romeo

“Se fosse un corruttore lo avrebbe denunciato”: La verità dei rapporti tra Romeo e Cantone

I difensori di Alfredo Romeo rispondono all’accanimento della stampa nei confronti del loro assistito: si tratta di una sentenza mediatica già eseguita con impudente uso della violazione del segreto istruttorio e strumentale manipolazione nei titoli e nell’esposizione dei fatti. Pubblichiamo la nota integrale per la stampa:

Da oltre un mese, pressoché quotidianamente, il nostro assistito, avvocato Alfredo Romeo, è suo malgrado protagonista, in negativo, di articoli di stampa di grosso rilievo nei quali viene definito e descritto con le aggettivazioni più sgradevoli, oltre ad attribuirgli fatti e circostanze che, se veri, sarebbero di inaudita gravità.

Tra i più “significativi” :

«ROMEO indagato per camorra lancia messaggi a RENZI e LOTTI»

«La scossa – il RAS trasversale degli appalti pubblici»

«Ecco la mangiatoia dei miliardari : COOP ROSSE, compari di RENZI e Co. »

«ROMEO, ROSSI e amici degli amici, così si sono spartiti la torta CONSIP »

«così ROMEO tentò invano di arrivare a CANTONE »

«il presidente dell’ANAC sentito dai p.m. : “Gli ho detto no” »

<lo sfogo di Cantone: Romeo voleva accerchiarmi>.

Prima di entrare nel merito di tali articoli, riteniamo indispensabile una premessa dirimente su tutta la vicenda, e che dovrebbe invitare alla massima prudenza chiunque affronti questi temi:

Siamo certi infatti – come ne è certo il nostro assistito – che il Presidente CANTONE, tenuto conto del suo spessore morale e della autorevolezza della funzione pubblica che così degnamente svolge, se minimamente avesse avuto la sola sensazione che Romeo volesse “accerchiarlo” , e più ancora se avesse avuto il minimo dubbio che il nostro assistito avesse avuto nei suoi confronti approcci corruttivi, avrebbe immediatamente denunciato i fatti, sia nel ruolo istituzionale, sia come cittadino. E il sol fatto che non abbia proceduto in tal senso a valle dei diversi incontri e/o occasioni di confronto con Romeo, testimonia di per sé stesso della infondatezza dei report giornalistici, della loro intrinseca scorrettezza, e anche – ancor di più – della limpida posizione del nostro assistito. Con il quale – siamo certi – il dottor Cantone non avrebbe mai interloquito in presenza del pur minimo sospetto. Dunque nessun “accerchiamento e/o a non meglio individuate proposte “indecenti” da lui respinte (“gli ho detto no”), come imprudentemente scritto da certa stampa.

Tornando agli articoli di stampa ed al loro contenuto intendiamo prescindere da ogni polemica sulla sistematica violazione del segreto istruttorio e da ogni commento sulla successiva continenza e sull’equilibro che dovrebbe caratterizzare le espressioni e le aggettivazioni di ogni serio mezzo di informazione. Avremmo tutte le ragioni per farlo, ma riteniamo che, più di noi, dovrebbero essere ben altri soggetti, pubblici e non, a dover provare indignazione e ad approntare tutte le misure idonee per porvi gli adeguati rimedi.

Per quanto ci riguarda – anche perché a nostra volta coinvolti personalmente e professionalmente in questa campagna denigratoria – ci riserviamo a nome nostro e del nostro assistito, tutte le azioni che riterremo necessarie in sede di risarcimento.

Detto ciò, e forzando la personale riluttanza del nostro assistito a trattare sulla stampa – sede impropria e inadeguata – le proprie vicende giudiziarie, ci limitiamo perciò, a tutela del nostro assistito e – speriamo -di una corretta informazione, ad esporre solo oggettive e documentate circostanze di fatto.

1) In relazione alla ipotesi di un “concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico” del nostro assistito, ci limitiamo a ribadire quanto già esposto in un precedente comunicato stampa ed a quanto in effetti già ben compreso dalla opinione pubblica in ordine alla sua palese inconsistenza:

a) la “ROMEO GESTIONI” non ha assunto né poteva assumere alcun soggetto malavitoso tra il personale del Cardarelli poiché, per legge, doveva lasciare in servizio quello già esistente prima della vincita dell’appalto ;

b) non poteva licenziare nessuno (anche se fosse in odore di camorra) se non per giusta causa;

c) appena vinta la gara inviò l’elenco nominativo completo di tutti i 330 dipendenti alla Prefettura ed agli Enti preposti alla sicurezza;

d) fece ben otto esposti – anche alla procura della Repubblica – denunziando vari episodi di violenza nel Cardarelli senza avere però alcun riscontro né l’adozione di alcun provvedimento.

L’accusa di aver assunto o lasciato in servizio soggetti malavitosi per favorire la camorra è, quindi, palesemente infondata.

2) Per ciò che riguarda gli appalti miliardari della CONSIP

Abbiamo depositato presso la Procura di Napoli una lunga ed articolata memoria difensiva (che si può osservare) alla quale tra l’altro è allegato, in copia, un esposto inviato già in data 13.04.2016 dalla “ROMEO GESTIONI” alla CONSIP e per conoscenza all’ANAC (presieduta dal dott. CANTONE) ed al Garante per il Commercio (l’ANTISTUST), con il quale si denunciava – indicando nomi e fatti specifici – il formarsi di veri e propri “cartelli”, costituti da grossi gruppi imprenditoriali, anche di natura cooperativa, che illegittimamente partecipavano alle gare più importanti in danno di tutte le imprese che (come la “ROMEO GESTIONI”) operano invece sempre da sole, senza mai ricorrere al alcun raggruppamento più o meno lecito.

A tale esposto, presentato in epoca non sospetta, a quanto è dato sapere, non ha fatto seguito nessun provvedimento da parte delle Autorità in indirizzo; la sola CONSIP ha sì risposto, ma non per assicurare il suo doveroso intervento, bensì soltanto per minacciare querele.

Ciò non può che essere dimostrativo di un rapporto addirittura conflittuale con la dirigenza vecchia e nuova della CONSIP, tale da rendere improbabile qualsiasi illazione in ordine ad una “spartizione della torta CONSIP” alla quale avrebbe partecipato la “ROMEO GESTIONI”.

Aggiungiamo che dalla imponente documentazione da noi presentata in Procura risulta in modo inconfutabile una ulteriore oggettiva circostanza di fatto: nella totalità dei casi la “ROMEO GESTIONI” ha vinto le gare solo per aver offerto il prezzo più basso.

Ciò significa, con ogni evidenza, che non ha mai potuto beneficiare di valutazioni di tipo discrezionale e, quindi, di favoritismi di alcun genere come, invece, può accadere quando la vincita di una gara avviene grazie al punteggio che, in maniera del tutto incontrollabile, viene attribuito per la “bontà del progetto”.

Se, quindi, è provato documentalmente:

a) che la “ROMEO GESTIONI” ha sempre partecipato da sola alle gare di appalto ;

b) che, se ha vinto, ciò è stato sempre merito del fatto di aver praticato il miglior ribasso;

soltanto chi non abbia alcuna esperienza nel settore può, con grande disinvoltura e con grave irresponsabilità, affermare la partecipazione della “ROMEO GESTIONI” a “spartizione di torte” ed a “mangiatoia di miliardi”.

3) I rapporti con CANTONE, presidente dell’ANAC.

Siamo sicuri che le frasi attribuite sulla stampa al Presidente CANTONE in riferimento al nostro assistito, sono frutto di fraintendimenti giornalistici e che, comunque, le notizie pubblicate con grossa evidenza, al riguardo, da alcuni quotidiani sono il risultato, quanto meno, di una macroscopica disinformazione.

E infatti, a tal riguardo:

Il primo motivo di incontro fu dovuto al fatto che l’ANAC aveva in locazione la sua sede in un fabbricato di proprietà dell’ISVAFIM del Gruppo ROMEO e che, avendo deciso di trasferirsi in altra sede, fu necessario risolvere anticipatamente il contratto. Cosa che avvenne con reciproca soddisfazione, senza l’esborso di alcuna penale da parte dell’ANAC e con il vantaggio, per la società proprietaria dello stabile, di ottenerlo subito libero per altre finalità. In tale circostanza, quindi, il ROMEO nulla chiese né al dott. CANTONE né all’ANAC ma si limitò ad aderire ad una esigenza richiestagli dall’Ente.

L’altra occasione di contatto con l’ANAC fu dovuta al fatto che, per una gara di appalto vinta dalla CPL Concordia (una delle c.d. Cooperative ROSSE) e che vedeva la “ROMEO GESTIONI” al secondo posto in graduatoria, nelle more della aggiudicazione definitiva era intervenuta la interdittiva antimafia a carico della società emiliana da parte del Prefetto di Modena, per fatti relativi alle opere effettuate dalla stessa CPL nel Casertano e per l’intervento del Clan dei Casalesi nella esecuzione dei lavori.

Ad avviso della “ROMEO GESTIONI” il provvedimento prefettizio era preclusivo per l’aggiudicazione definitiva alla CPL Concordia dell’appalto che doveva, invece, essere assegnato alla “ROMEO GESTIONI” seconda in graduatoria.

La CONSIP, investita della questione, ritenne di chiedere nel luglio 2015 un parere all’ANAC, in attesa del quale sospese il procedimento per la revoca e/o annullamento della aggiudicazione alla CPL Concordia.

La “ROMEO GESTIONI”, con nota dell’11.09.2015 (che si può esibire) sollecitò l’ANAC a rilasciare il parere che non era stato ancora emesso, rappresentando, come suo diritto, le proprie ragioni ; successivamente, in data 30.10.2015 la “ROMEO GESTIONI” invitò e diffidò formalmente la CONSIP “a procedere alla esclusione della CPL Concordia ed alla conseguente aggiudicazione all’istante”.

Successivamente, in data 04.11.2015 l’ANAC rilasciò il parere a suo tempo richiestole da CONSIP, concludendo nel merito della questione a favore della “ROMEO GESTIONI” che, però, non poteva beneficiarne poiché, nelle more, a seguito del rinnovamento dei vertici della CPL Concordia, quest’ultima aveva riottenuto la iscrizione della c.d. whit list, così conseguendo l’aggiudicazione definitiva dell’appalto.

Sulla questione pende un contenzioso in sede amministrativa promosso da “ROMEO GESTIONI” che sostiene la illegittimità di tale aggiudicazione.

In definitiva, anche in questo caso, nessuna richiesta, tantomeno illecita, è stata rivolta al Presidente CANTONE dal nostro assistito e men che meno dalla Romeo Gestioni, e nessun diniego è stato opposto (documentazione disponibile).

Terza ed ultima occasione di contatto tra l’avvocato Romeo e il Presidente CANTONE fu dovuta all’invito, rivolto da Romeo, quale Presidente dell’ORP (Osservatorio Risorsa Patrimonio) di partecipare, come relatore, ad un Convegno sui temi della valorizzazione della Risorsa Patrimonio Italia e sulla auspicabile più moderna cooperazione pubblico-privata per lo sviluppo dei servizi al cittadino e alle comunità complesse.

Il Presidente CANTONE, in tale occasione, si dichiarò istituzionalmente interessato all’argomento ed alla partecipazione al Convegno che si tenne poi a Roma il 27.11.2015, data per la quale il presidente dell’ANAC garantì la sua presenza.

Restiamo, quindi, letteralmente allibiti di come un fatto del genere possa essere stato riportato dalla stampa in termini di oscuri e non esplicitati sospetti, rappresentando, addirittura, il “coinvolgimento di un Magistrato” in tale vicenda e sostenendo, perfino, che il predetto Magistrato sia attualmente sotto inchiesta per tale fatto.

In conclusione, speriamo di aver chiarito – anche ad uso di chi a tutti i costi vuole speculare sul nome del nostro assistito, per creare intorno alla sua figura l’alone del corruttore ad ogni costo – che nella realtà nessuna delle azioni riportate da certi giornali è quella che viene descritta. E ci auguriamo che di questa chiarezza, e non del fumus ad arte creato sulla stessa stampa, si tenga conto nelle sedi competenti: quelle che dovranno valutare i fatti e non le sentenze già espresse con articoli e titoli.

Avv. Francesco Carotenuto
Avv. Alfredo Sorge
Avv. Giovanni B. Vignola

“Alfredo Romeo usato come un Cavallo di Troia: L’arma del 416-bis e il Cardarelli usati strumentalmente per indagare sulla Consip e sulle alte cariche dello Stato”

Di seguito la trascrizione della nota dei difensori del Presidente Alfredo Romeo inviata nei giorni scorsi alla stampa, utile a fare chiarezza sulle recenti vicende riportate dai quotidiani.

Sembra incredibile, ma per l’ennesima volta in meno di dieci anni, il nostro assistito, avvocato Alfredo Romeo, è al centro di un sistema di accuse fondate – ancor più questa volta, come siamo in condizioni di dimostrare con adeguata documentazione “a monte” di ogni procedimento – su un approccio pregiudiziale alla sua persona e alle sue aziende. Persona e aziende che – pur nel mirino da anni (calcoliamo oltre dieci anni di intercettazioni senza soluzione di continuità, anche durante delicate, precedenti, fasi processuali) – hanno sistematicamente dimostrato la loro integrità professionale e gestionale, operando sul mercato con altrettanta continuità e riconosciuta efficienza e trasparenza.

A maggior ragione sentiamo la necessità di sottolineare la suddetta, grave affermazione, perché l’ipotesi avanzata dalla Procura di Napoli ha, questa volta, il palese vulnus intrinseco di una strumentalizzazione di partenza.

L’applicazione dell’ipotesi di reato a norma del 110-416-bis, infatti, nel merito dell’inchiesta sul Cardarelli, non solo si fonda sul presupposto infondato che sia reato mantenere occupati, come previsto dalla legge sul cambio-cantiere, le maestranze del Cardarelli; ma in più non tiene conto di una serie di attività, esposti, denunce e comportamenti aziendali tutti tesi a contrastare – in tempi non sospetti e nei fatti ogni possibile inquinamento di stampo camorristico nei cantieri gestiti dalla Romeo Gestioni. E le carte che mettiamo a disposizione della stampa – e che già sono in possesso di Procura, Prefettura, ANAC e Forze dell’Ordine, lo dimostrano oltre ogni dubbio.

Invece, purtroppo, dobbiamo constatare che la contestazione del concorso esterno in associazione di stampo camorristico (416-bis, appunto) è stata palesemente introdotta forzosamente – e in pieno dibattito costituzionale su questi temi, approfittando della giurisprudenza oscillante fino ad aprile 2016 per poter attivare tutta una serie di accorgimenti investigativi miranti a indagare sulle attività del nostro assistito sul mercato nazionale dei servizi, in particolare quelli appaltati dalla centrale acquisti dello Stato, la Consip.

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