Con la gestione integrata del Territorio sviluppo economico e nuova qualità della vita

Di seguito, il discorso del Presidente di IFMA Italia, Alfredo Romeo al FM Day del 8 novembre 2016.

Buongiorno e benvenuti a tutti

Sono particolarmente lieto di introdurre i lavori in un momento di svolta per IFMA Italia, testimoniato dalla presenza di Tony Kean, presidente e CEO mondiale della nostra associazione, e che saluto con i ringraziamenti di tutti noi.

Momento di svolta segnalato dal numero di iscritti al meeting di oggi, circa 700, a conferma della vitalità e dell’importanza strategica del nostro ruolo, che nel mondo vale oltre 500 miliardi di dollari all’anno.

Un percorso di crescita e di ammodernamento – tra partnership, dibattiti e produzione di contenuti – che ha ampliato le nostre capacità di interlocuzione con i partner internazionali, come dimostra il successo degli incontri IFMA-Europa dello scorso giugno, proprio qui a Milano.

Ma voglio guardare oltre e invito tutti a fare altrettanto. Quest’anno infatti l’incontro annuale di IFMA Italia ha una valenza speciale.

Perché oggi, qui, ragioniamo di futuro, e dunque di come il mondo del Facility può e deve essere in grado di essere dentro alle trasformazioni dei tempi e del mercato. E però anche di indirizzarle.

Il ruolo di Facility Manager diventa infatti sempre più centrale e strategico. Senza l’Uomo del Facility – lo affermo a gran voce – per il nostro sistema produttivo non c’è crescita, evoluzione. Dal Facility Manager dipendono in modo strutturale e prospettico organizzazione, funzionamento ed efficienza delle aziende. Senza di esso, diciamolo, non possono esserci aggiornamento, logistica, crescita, in una visione coerente con i cambiamenti epocali che viviamo.

A maggior ragione, tutto ciò, per quelle specialissime aziende che sono (o dovrebbero essere) le Amministrazioni comunali, metropolitane, regionali; per non parlare dei grandi enti che governano patrimoni (come l’INPS) o territori (come i vari Demani).  

Io dico che il nostro comparto – a guardarlo in una visione prospettica – può trasformarsi nel mercato dei Servizi alle comunità complesse, che generano problemi, ma dunque richiedono soluzioni. E offrire soluzioni è e deve essere il nostro business, ben oltre la stantia suddivisione in domanda e offerta di Servizi.

In particolare, ritengo che sia l’area del Real Estate a prestarsi, più di altre, a favorire questo sviluppo e questa integrazione. Alcuni numeri infatti ci fanno capire le potenzialità che abbiamo davanti: 100 miliardi di transazioni residenziali annue; 60 miliardi messi in gioco da lavori di manutenzione; 30 miliardi di nuovo costruito; 10 miliardi generati dalle attività di servizio al patrimonio.

Lì servono nuovi modelli gestionali integrati per aree dismesse urbane e non urbane, per la riconversione e riqualificazione urbana, per la valorizzazione di intere aree di città (pensiamo all’area ex EXPO a Milano…). Un Know-How che solo il Facility Management può mettere in campo.

Ci sono opportunità per miliardi, in sinergie nuove da attivare tra pubblico e privato e tra sistemi industriali diversi. Come c’è da ripensare alle possibilità che si aprono nel mondo dei Servizi, di fronte alle diversità generazionali e alla progettazione quotidiana e operativa di “contenitori sociali” migliori, più accoglienti, più congrui con l’evoluzione dei tempi.

E oggi, purtroppo, la tragedia dei terremoti nel Centro-Italia mette il Facility Management davanti a nuove sfide nella direzione di una offerta di qualità e di rinascita, non solo alle comunità colpite, ma anche ai processi riorganizzativi di questo Paese. Una sfida storica per dare Servizi di facility al cuore antico dell’Europa.

Una  sfida che altrove è già stata vinta – come in Giappone, per esempio – integrando il ruolo del Facility Manager anche nelle competenze riguardanti la prevenzione, la gestione dell’emergenza e quelle di costruzione, ricostruzione e logistica nel quadro complessivo delle catastrofi naturali.

In queste prospettive – come presidente di IFMA Italia – batto tenacemente sul tema della formazione. Serve infatti una classe nuova di manager del Facility (ingegneri, tecnici e amministratori) che comprenda e sappia affrontare il tema della complessità rappresentata, a scalare, da un’azienda a una Grande Amministrazione, da un condominio a un’area pubblica, per finire alle città, che devono e possono diventare laboratori di civiltà, proprio grazie al Facility.

Questa è la cultura che consentirà la congiunzione strategica del FARE con il GESTIRE. E IFMA-Italia si impegna a proporla, costruirla, sostenerla. Cominciando dal  “Master per Facility Manager del Territorio” che partirà nel 2017 e destinato a formare gli ”uomini del futuro urbano”.

Qui, presenti oggi, ci sono molti Direttori Generali di piccoli e grandi Comuni. Una categoria di professionisti che – per definizione – assorbe in sé molte funzioni di Facility Manager. Non a caso l’argomento del secondo seminario della giornata è voluto per ragionare su una nuova idea di città.

Ecco che serve la cultura nuova. Ecco che IFMA può e vuole essere il centro propulsivo di un processo che – nel medio/lungo periodo – porti al cambio di mentalità e al potenziamento del mercato dei Servizi al Cittadino. E anche a sollecitare – dal di dentro – quel processo che porti alla diffusione di una società moderna che sappia finalmente pensare e governare la propria evoluzione, proprio grazie alla cultura del Facility

Grazie e buon lavoro a tutti.

Alfredo Romeo

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