Il caso Romeo e le conseguenze del giustizialismo

Le ultime notizie relative all’assoluzione di Alfredo Romeo nell’ambito dell’inchiesta Global Service e, a pochi giorni di distanza, quella di Antonio Bassolino dall’accusa di falso in merito al casale di Cortona, inducono a una riflessione su giustizia e politica.

Quali sono i rapporti fra magistratura e società civile? Perché c’è stata una criminalizzazione giudiziaria di un intero periodo storico a Napoli? A queste domande prova a rispondere Aurelio Musi su Repubblica, definendo questi due casi “montagne che hanno partorito topolini”, cioè inchieste che si sono rivelate basate sul nulla o su fatti di poco conto.

Si può senz’altro essere felici dell’esito di questi processi ma è l’esposizione mediatica della magistratura a destare preoccupazione; se Bassolino è innocente e Alfredo Romeo è stato assolto per non aver commesso alcun reato fra quegli imputatigli, si certifica una velocità differente fra verità giudiziaria e verità mediatica.

La “politicità” della giustizia, infatti, ha causato uno scambio di ruoli e inoltre non aiuta a comprendere le vicende politiche di una città come Napoli; Musi scrive che è arrivato il momento di fermare l’oscillazione tra la condanna di un intero periodo storico (l’amministrazione Bassolino, nella fattispecie) e l’esaltazione acritica dello stesso.
È opportuno riflettere su quanto è accaduto in questi anni e non fare affidamento sul “partito dei pubblici ministeri” che oggi, forse, si sta finalmente ritirando dalla scena.
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