“Se fosse un corruttore lo avrebbe denunciato”: La verità dei rapporti tra Romeo e Cantone

I difensori di Alfredo Romeo rispondono all’accanimento della stampa nei confronti del loro assistito: si tratta di una sentenza mediatica già eseguita con impudente uso della violazione del segreto istruttorio e strumentale manipolazione nei titoli e nell’esposizione dei fatti. Pubblichiamo la nota integrale per la stampa:

Da oltre un mese, pressoché quotidianamente, il nostro assistito, avvocato Alfredo Romeo, è suo malgrado protagonista, in negativo, di articoli di stampa di grosso rilievo nei quali viene definito e descritto con le aggettivazioni più sgradevoli, oltre ad attribuirgli fatti e circostanze che, se veri, sarebbero di inaudita gravità.

Tra i più “significativi” :

«ROMEO indagato per camorra lancia messaggi a RENZI e LOTTI»

«La scossa – il RAS trasversale degli appalti pubblici»

«Ecco la mangiatoia dei miliardari : COOP ROSSE, compari di RENZI e Co. »

«ROMEO, ROSSI e amici degli amici, così si sono spartiti la torta CONSIP »

«così ROMEO tentò invano di arrivare a CANTONE »

«il presidente dell’ANAC sentito dai p.m. : “Gli ho detto no” »

<lo sfogo di Cantone: Romeo voleva accerchiarmi>.

Prima di entrare nel merito di tali articoli, riteniamo indispensabile una premessa dirimente su tutta la vicenda, e che dovrebbe invitare alla massima prudenza chiunque affronti questi temi:

Siamo certi infatti – come ne è certo il nostro assistito – che il Presidente CANTONE, tenuto conto del suo spessore morale e della autorevolezza della funzione pubblica che così degnamente svolge, se minimamente avesse avuto la sola sensazione che Romeo volesse “accerchiarlo” , e più ancora se avesse avuto il minimo dubbio che il nostro assistito avesse avuto nei suoi confronti approcci corruttivi, avrebbe immediatamente denunciato i fatti, sia nel ruolo istituzionale, sia come cittadino. E il sol fatto che non abbia proceduto in tal senso a valle dei diversi incontri e/o occasioni di confronto con Romeo, testimonia di per sé stesso della infondatezza dei report giornalistici, della loro intrinseca scorrettezza, e anche – ancor di più – della limpida posizione del nostro assistito. Con il quale – siamo certi – il dottor Cantone non avrebbe mai interloquito in presenza del pur minimo sospetto. Dunque nessun “accerchiamento e/o a non meglio individuate proposte “indecenti” da lui respinte (“gli ho detto no”), come imprudentemente scritto da certa stampa.

Tornando agli articoli di stampa ed al loro contenuto intendiamo prescindere da ogni polemica sulla sistematica violazione del segreto istruttorio e da ogni commento sulla successiva continenza e sull’equilibro che dovrebbe caratterizzare le espressioni e le aggettivazioni di ogni serio mezzo di informazione. Avremmo tutte le ragioni per farlo, ma riteniamo che, più di noi, dovrebbero essere ben altri soggetti, pubblici e non, a dover provare indignazione e ad approntare tutte le misure idonee per porvi gli adeguati rimedi.

Per quanto ci riguarda – anche perché a nostra volta coinvolti personalmente e professionalmente in questa campagna denigratoria – ci riserviamo a nome nostro e del nostro assistito, tutte le azioni che riterremo necessarie in sede di risarcimento.

Detto ciò, e forzando la personale riluttanza del nostro assistito a trattare sulla stampa – sede impropria e inadeguata – le proprie vicende giudiziarie, ci limitiamo perciò, a tutela del nostro assistito e – speriamo -di una corretta informazione, ad esporre solo oggettive e documentate circostanze di fatto.

1) In relazione alla ipotesi di un “concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico” del nostro assistito, ci limitiamo a ribadire quanto già esposto in un precedente comunicato stampa ed a quanto in effetti già ben compreso dalla opinione pubblica in ordine alla sua palese inconsistenza:

a) la “ROMEO GESTIONI” non ha assunto né poteva assumere alcun soggetto malavitoso tra il personale del Cardarelli poiché, per legge, doveva lasciare in servizio quello già esistente prima della vincita dell’appalto ;

b) non poteva licenziare nessuno (anche se fosse in odore di camorra) se non per giusta causa;

c) appena vinta la gara inviò l’elenco nominativo completo di tutti i 330 dipendenti alla Prefettura ed agli Enti preposti alla sicurezza;

d) fece ben otto esposti – anche alla procura della Repubblica – denunziando vari episodi di violenza nel Cardarelli senza avere però alcun riscontro né l’adozione di alcun provvedimento.

L’accusa di aver assunto o lasciato in servizio soggetti malavitosi per favorire la camorra è, quindi, palesemente infondata.

2) Per ciò che riguarda gli appalti miliardari della CONSIP

Abbiamo depositato presso la Procura di Napoli una lunga ed articolata memoria difensiva (che si può osservare) alla quale tra l’altro è allegato, in copia, un esposto inviato già in data 13.04.2016 dalla “ROMEO GESTIONI” alla CONSIP e per conoscenza all’ANAC (presieduta dal dott. CANTONE) ed al Garante per il Commercio (l’ANTISTUST), con il quale si denunciava – indicando nomi e fatti specifici – il formarsi di veri e propri “cartelli”, costituti da grossi gruppi imprenditoriali, anche di natura cooperativa, che illegittimamente partecipavano alle gare più importanti in danno di tutte le imprese che (come la “ROMEO GESTIONI”) operano invece sempre da sole, senza mai ricorrere al alcun raggruppamento più o meno lecito.

A tale esposto, presentato in epoca non sospetta, a quanto è dato sapere, non ha fatto seguito nessun provvedimento da parte delle Autorità in indirizzo; la sola CONSIP ha sì risposto, ma non per assicurare il suo doveroso intervento, bensì soltanto per minacciare querele.

Ciò non può che essere dimostrativo di un rapporto addirittura conflittuale con la dirigenza vecchia e nuova della CONSIP, tale da rendere improbabile qualsiasi illazione in ordine ad una “spartizione della torta CONSIP” alla quale avrebbe partecipato la “ROMEO GESTIONI”.

Aggiungiamo che dalla imponente documentazione da noi presentata in Procura risulta in modo inconfutabile una ulteriore oggettiva circostanza di fatto: nella totalità dei casi la “ROMEO GESTIONI” ha vinto le gare solo per aver offerto il prezzo più basso.

Ciò significa, con ogni evidenza, che non ha mai potuto beneficiare di valutazioni di tipo discrezionale e, quindi, di favoritismi di alcun genere come, invece, può accadere quando la vincita di una gara avviene grazie al punteggio che, in maniera del tutto incontrollabile, viene attribuito per la “bontà del progetto”.

Se, quindi, è provato documentalmente:

a) che la “ROMEO GESTIONI” ha sempre partecipato da sola alle gare di appalto ;

b) che, se ha vinto, ciò è stato sempre merito del fatto di aver praticato il miglior ribasso;

soltanto chi non abbia alcuna esperienza nel settore può, con grande disinvoltura e con grave irresponsabilità, affermare la partecipazione della “ROMEO GESTIONI” a “spartizione di torte” ed a “mangiatoia di miliardi”.

3) I rapporti con CANTONE, presidente dell’ANAC.

Siamo sicuri che le frasi attribuite sulla stampa al Presidente CANTONE in riferimento al nostro assistito, sono frutto di fraintendimenti giornalistici e che, comunque, le notizie pubblicate con grossa evidenza, al riguardo, da alcuni quotidiani sono il risultato, quanto meno, di una macroscopica disinformazione.

E infatti, a tal riguardo:

Il primo motivo di incontro fu dovuto al fatto che l’ANAC aveva in locazione la sua sede in un fabbricato di proprietà dell’ISVAFIM del Gruppo ROMEO e che, avendo deciso di trasferirsi in altra sede, fu necessario risolvere anticipatamente il contratto. Cosa che avvenne con reciproca soddisfazione, senza l’esborso di alcuna penale da parte dell’ANAC e con il vantaggio, per la società proprietaria dello stabile, di ottenerlo subito libero per altre finalità. In tale circostanza, quindi, il ROMEO nulla chiese né al dott. CANTONE né all’ANAC ma si limitò ad aderire ad una esigenza richiestagli dall’Ente.

L’altra occasione di contatto con l’ANAC fu dovuta al fatto che, per una gara di appalto vinta dalla CPL Concordia (una delle c.d. Cooperative ROSSE) e che vedeva la “ROMEO GESTIONI” al secondo posto in graduatoria, nelle more della aggiudicazione definitiva era intervenuta la interdittiva antimafia a carico della società emiliana da parte del Prefetto di Modena, per fatti relativi alle opere effettuate dalla stessa CPL nel Casertano e per l’intervento del Clan dei Casalesi nella esecuzione dei lavori.

Ad avviso della “ROMEO GESTIONI” il provvedimento prefettizio era preclusivo per l’aggiudicazione definitiva alla CPL Concordia dell’appalto che doveva, invece, essere assegnato alla “ROMEO GESTIONI” seconda in graduatoria.

La CONSIP, investita della questione, ritenne di chiedere nel luglio 2015 un parere all’ANAC, in attesa del quale sospese il procedimento per la revoca e/o annullamento della aggiudicazione alla CPL Concordia.

La “ROMEO GESTIONI”, con nota dell’11.09.2015 (che si può esibire) sollecitò l’ANAC a rilasciare il parere che non era stato ancora emesso, rappresentando, come suo diritto, le proprie ragioni ; successivamente, in data 30.10.2015 la “ROMEO GESTIONI” invitò e diffidò formalmente la CONSIP “a procedere alla esclusione della CPL Concordia ed alla conseguente aggiudicazione all’istante”.

Successivamente, in data 04.11.2015 l’ANAC rilasciò il parere a suo tempo richiestole da CONSIP, concludendo nel merito della questione a favore della “ROMEO GESTIONI” che, però, non poteva beneficiarne poiché, nelle more, a seguito del rinnovamento dei vertici della CPL Concordia, quest’ultima aveva riottenuto la iscrizione della c.d. whit list, così conseguendo l’aggiudicazione definitiva dell’appalto.

Sulla questione pende un contenzioso in sede amministrativa promosso da “ROMEO GESTIONI” che sostiene la illegittimità di tale aggiudicazione.

In definitiva, anche in questo caso, nessuna richiesta, tantomeno illecita, è stata rivolta al Presidente CANTONE dal nostro assistito e men che meno dalla Romeo Gestioni, e nessun diniego è stato opposto (documentazione disponibile).

Terza ed ultima occasione di contatto tra l’avvocato Romeo e il Presidente CANTONE fu dovuta all’invito, rivolto da Romeo, quale Presidente dell’ORP (Osservatorio Risorsa Patrimonio) di partecipare, come relatore, ad un Convegno sui temi della valorizzazione della Risorsa Patrimonio Italia e sulla auspicabile più moderna cooperazione pubblico-privata per lo sviluppo dei servizi al cittadino e alle comunità complesse.

Il Presidente CANTONE, in tale occasione, si dichiarò istituzionalmente interessato all’argomento ed alla partecipazione al Convegno che si tenne poi a Roma il 27.11.2015, data per la quale il presidente dell’ANAC garantì la sua presenza.

Restiamo, quindi, letteralmente allibiti di come un fatto del genere possa essere stato riportato dalla stampa in termini di oscuri e non esplicitati sospetti, rappresentando, addirittura, il “coinvolgimento di un Magistrato” in tale vicenda e sostenendo, perfino, che il predetto Magistrato sia attualmente sotto inchiesta per tale fatto.

In conclusione, speriamo di aver chiarito – anche ad uso di chi a tutti i costi vuole speculare sul nome del nostro assistito, per creare intorno alla sua figura l’alone del corruttore ad ogni costo – che nella realtà nessuna delle azioni riportate da certi giornali è quella che viene descritta. E ci auguriamo che di questa chiarezza, e non del fumus ad arte creato sulla stessa stampa, si tenga conto nelle sedi competenti: quelle che dovranno valutare i fatti e non le sentenze già espresse con articoli e titoli.

Avv. Francesco Carotenuto
Avv. Alfredo Sorge
Avv. Giovanni B. Vignola

“Alfredo Romeo usato come un Cavallo di Troia: L’arma del 416-bis e il Cardarelli usati strumentalmente per indagare sulla Consip e sulle alte cariche dello Stato”

Di seguito la trascrizione della nota dei difensori del Presidente Alfredo Romeo inviata nei giorni scorsi alla stampa, utile a fare chiarezza sulle recenti vicende riportate dai quotidiani.

Sembra incredibile, ma per l’ennesima volta in meno di dieci anni, il nostro assistito, avvocato Alfredo Romeo, è al centro di un sistema di accuse fondate – ancor più questa volta, come siamo in condizioni di dimostrare con adeguata documentazione “a monte” di ogni procedimento – su un approccio pregiudiziale alla sua persona e alle sue aziende. Persona e aziende che – pur nel mirino da anni (calcoliamo oltre dieci anni di intercettazioni senza soluzione di continuità, anche durante delicate, precedenti, fasi processuali) – hanno sistematicamente dimostrato la loro integrità professionale e gestionale, operando sul mercato con altrettanta continuità e riconosciuta efficienza e trasparenza.

A maggior ragione sentiamo la necessità di sottolineare la suddetta, grave affermazione, perché l’ipotesi avanzata dalla Procura di Napoli ha, questa volta, il palese vulnus intrinseco di una strumentalizzazione di partenza.

L’applicazione dell’ipotesi di reato a norma del 110-416-bis, infatti, nel merito dell’inchiesta sul Cardarelli, non solo si fonda sul presupposto infondato che sia reato mantenere occupati, come previsto dalla legge sul cambio-cantiere, le maestranze del Cardarelli; ma in più non tiene conto di una serie di attività, esposti, denunce e comportamenti aziendali tutti tesi a contrastare – in tempi non sospetti e nei fatti ogni possibile inquinamento di stampo camorristico nei cantieri gestiti dalla Romeo Gestioni. E le carte che mettiamo a disposizione della stampa – e che già sono in possesso di Procura, Prefettura, ANAC e Forze dell’Ordine, lo dimostrano oltre ogni dubbio.

Invece, purtroppo, dobbiamo constatare che la contestazione del concorso esterno in associazione di stampo camorristico (416-bis, appunto) è stata palesemente introdotta forzosamente – e in pieno dibattito costituzionale su questi temi, approfittando della giurisprudenza oscillante fino ad aprile 2016 per poter attivare tutta una serie di accorgimenti investigativi miranti a indagare sulle attività del nostro assistito sul mercato nazionale dei servizi, in particolare quelli appaltati dalla centrale acquisti dello Stato, la Consip.

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Facility Management Day, intervista al presidente Alfredo Romeo

Intervista di Monitor Immobiliare ad Alfredo Romeo, presidente di IFMA Italia, in occasione del Facility Management Day a Milano.

“In Italia c’è molto da lavorare con il potere politico nel far comprendere un nuovo modo di gestire l’acquisizione dei servizi dalla pubblica amministrazione. Occorre fermarsi a una logica di gestione del territorio come strumento di sostenibilità economica.

Serve una classe nuova di manager del Facility. Cominciamo dal ‘Master per Facility Manager del Territorio’ di IFMA Italia che partirà nel 2017 e destinato a formare gli uomini del futuro urbano”.

La nuova sfida del Facility Management in Italia

Il post di seguito è una rielaborazione dei contenuti del FM Day dell’8 novembre scorso

Se oggi pensiamo al Facility Management ci viene subito in mente una gamma di servizi che stanno diventando sempre più centrali nell’organizzazione dei luoghi di vita pubblici e privati.

Il funzionamento e l’efficienza di spazi, strutture o aziende dipende sempre di più dalle attività di Facility Management, che permettono a queste realtà di crescere il loro business concentrandosi sulle attività core.

Si pensi ad esempio alle pubbliche amministrazioni o a quelle realtà che organizzano ogni giorno il nostro vivere nelle città: scuole, uffici, trasporti, enti territoriali. Tutti si affidano al Facility Manager e alle soluzioni sempre più strutturate e personalizzate offerte delle aziende del settore.

E’ per questo, dunque, che sempre più spesso si parla del mercato del Facility Management come di un mercato dei Servizi alle comunità complesse. Complesse, perché in quanto realtà grandi e organiche, le aziende o gli enti della PA generano problemi complessi e richiedono soluzioni efficaci (si pensi, appunto, agli ospedali o agli uffici pubblici).

Il Facility Management diventa allora un tassello importante verso un’integrazione completa tra aziende pubbliche, private, enti territoriali e istituzioni. Le PPP (partnership pubblico-private) siano un modello al quale ispirarsi, anziché – come spesso è stato fino ad oggi – qualcosa da cui fuggire per paura o diffidenza.

L’area del Real Estate, con i suoi 30 miliardi di nuovo costruito e i suoi 10 miliardi generati dalle attività di servizio al patrimonio, si presta più delle altre attività a questa fondamentale integrazione.

Un esempio? Pensiamo ai nuovi modelli gestionali integrati per le aree dismesse urbane e non urbane, che senza una gestione adeguata rischiano di finire nel degrado e nell’incuria. Oppure alle opere di riconversione e riqualificazione urbana (come l’area ex EXPO a Milano) che riescono ad estrarre valore dal patrimonio che già esiste ma che è stato fino a quel momento mal gestito.

Per questo, è necessario un Know-How che solo il Facility Management può mettere in campo, grazie all’esperienza e alla professionalità delle aziende che operano nel settore.

Ci sono opportunità per miliardi, da attivare grazie a nuove sinergie tra pubblico e privato e tra sistemi industriali diversi. Un processo di modernizzazione del comparto (si pensi alla digitalizzazione dei servizi e delle gestioni) è già in atto, ed una nuova classe di professionisti è già al lavoro per concretizzare queste occasioni.

Redazione

Milioni di danni, Romeo Gestioni cita in giudizio Virginia Raggi

A seguire, il comunicato stampa relativo alla citazione in giudizio del sindaco di Roma, Virginia Raggi, da parte della Romeo Gestioni

NAPOLI, 25 ottobre 2016

A seguito delle dichiarazioni rese in sede di Commissione Antimafia dal sindaco di Roma Virginia Raggi, il 19 ottobre scorso, la Romeo Gestioni ha citato in giudizio la prima cittadina di Roma Capitale, con una pesante richiesta di risarcimento sia  personale, sia nella qualità di sindaco.

La Raggi,  nel descrivere un contesto di tipo criminoso e mafioso nell’amministrazione di Roma Capitale, ha indicato in particolare la Romeo Gestioni come uno dei soggetti partecipi di quello stesso contesto affermando tra l’altro: “Roma non conosce il proprio patrimonio... E non lo conosce perché per anni ha affidato la gestione del proprio patrimonio immobiliare a società esterne. Una delle principali è la Romeo Gestioni s.p.a. che effettuava la gestione attraverso procedure informatiche: quando è stato interrotto il contratto tra Roma Capitale e la Romeo Gestioni, quest’ultima si è portata via tutti i dati e dopo una serie di contenziosi peraltro ancora in essere ha restituito 100 bancali di carta che dovrebbero essere aperti, visionati ed inseriti all’interno di un sistema”.

Le affermazioni del sindaco di Roma, individuano nella condotta della Romeo Gestioni S.p.A. gravissimi reati quali l’appropriazione indebita e/o il peculato in danno di una Pubblica Amministrazione all’interno di non meglio chiariti meccanismi associativi, senza che ciò corrisponda in nulla e per nulla alla verità dei fatti, testimoniata invece da centinaia di relazioni, lettere, certificazioni e documenti ufficiali di chiarissima interpretazione.

Romeo Gestioni ha ritenuto queste dichiarazioni gravemente pregiudizievoli per l’immagine  e le attività di un Gruppo che opera con oltre 130 enti di amministrazione pubblica e dà lavoro a tremila persone con un indotto di circa 18mila unità e pertanto è stata costretta a convenire in giudizio l’avv. Virginia Raggi in proprio e nella qualità di legale rappresentante di Roma Capitale.

E’ infatti vero invece, e dimostrabile in tutte le sedi necessarie che

– nei verbali di riconsegna del Patrimonio immobiliare firmati dai dirigenti del Comune di Roma, è certificato che Romeo Gestioni ha lasciato allo stesso Comune in termini informatici oltre un miliardo di dati.

– che la cosiddetta documentazione cartacea (i contestati cento bancali – in realtà 128 – di documenti) – catalogata e sistematizzata a norma di legge e di funzionalità operativa – è l’unica che abbia valore tecnico-giuridico per qualsivoglia atto riguardante i beni del patrimonio immobiliare del Comune di Roma.

– che in più sedi e momenti Romeo Gestioni ha sconsigliato una demagogica discontinuità operativa della gestione del Patrimonio immobiliare, in particolare sul fronte del sistema informativo di supporto.

– che Romeo Gestioni ha più volte dato inutilmente la propria disponibilità (altrettante volte rifiutata) a un periodo di affiancamento parallelo tra vecchia e nuova  modalità di gestione per evitare contraccolpi prevedibili e inevitabili.

A tutela della propria immagine e serietà professionale e operativa Romeo Gestioni ha chiesto al Giudice competente un risarcimento proporzionale all’entità del proprio fatturato e della propria dimensione operativa sul territorio nazionale e internazionale.

La discontinuità indifferentemente invocata dall’avv. Raggi nelle audizioni e nelle interviste, così come nei comizi e nelle feste di piazza con saltello, non può infatti dilatarsi fino alla rinnegazione del suo passato universitario per ignorare che l’appropriazione di dati di proprietà della Pubblica Amministrazione da parte di una società incaricata di pubblici servizi, rientra nella fattispecie di peculato e che un’affermazione di questo tipo, resa in una audizione pubblica davanti alla Commissione Antimafia, si configura come una calunnia vera e propria in mancanza di un qualsiasi supporto probatorio.

Ugualmente la dematerializzazione dei dati rinvenibili nella documentazione cartacea riconsegnata a Roma Capitale, consistente in realtà in una mera scansione documentale esauribile in pochi mesi se adeguatamente organizzata e non in secoli, non rappresenta uno strumento sostitutivo di detta documentazione di riferimento che, aggregata secondo criteri unitari, rappresenta l’unica fonte avente valenza giuridica nei rapporti fra la Pubblica Amministrazione e la sua utenza.

E La Romeo Gestioni S.p.A. non può tollerare che le incapacità gestionali di chi non conosce i meccanismi complessi di una gestione integrata possano essere nascoste attraverso calunnie gratuite e fuorvianti.

Romeo Gestioni S.p.A.

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